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(ASI) La Suprema Corte ha depositato le motivazioni della sentenza definitiva di condanna nei confronti dell'agente di polizia Luigi Spaccarotella. Si legge che egli ha avuto la “ferma determinazione di arrestare ad ogni costo l’allontanamento dell’automobile dei giovani” tifosi laziali quando ha sparato, l’11 novembre del 2007, uccidendo Gabriele Sandri che stava viaggiando sul veicolo centrato dal colpo di pistola del poliziotto. La sentenza, emessa lo scorso 14 febbraio, condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione l'ex agente di polizia Luigi Spaccarotella.

Escluse attenuanti nei suoi confronti, in quanto con “l’esplosione di un colpo di pistola a quella distanza dall’obiettivo, pur costituito dalla parte inferiore del veicolo in movimento, non poteva oggettivamente garantire anche al più esperto tiratore la precisione del bersaglio in relazione al tipo di arma corta (pistola) utilizzata e alle altre peculiarità del caso (presenza della rete metallica e movimento del veicolo)”. “E ciononostante – hanno concluso i supremi giudici – Spaccarotella effettuò lo sparo e, perciò, ne accettò tutte le possibili conseguenze”. Il fatto che l’agente abbia accettato le possibili conseguenze, per la Cassazione è aggravato “dalla specifica competenza in materia di armi e dal servizio di garanzia dell’ordine pubblico da lui prestato, come assistente della polizia stradale, in quello specifico frangente e contesto territoriale”.

 

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