Ogni viaggio è un incontro: se non ci fermiamo, cosa ci resta?
(ASI)Oggi celebriamo la giornata mondiale del turismo — non solo come motore economico, ma come lente attraverso cui guardare al presente e immaginare il futuro. Il viaggio non è più solo evasione: è scelta, consapevolezza, desiderio di autenticità.
In Italia il turismo sta vivendo una fase di rinascita: tornano i visitatori stranieri, crescono le presenze, e in molti casi anche le spese turistiche. Ma non si tratta solo di numeri. Serve chiedersi come viaggiamo, dove e a quale prezzo — per il territorio, per le comunità, per l’ambiente.
Sempre più persone scelgono vacanze eco-friendly, destinazioni meno conosciute, soggiorni “lenti” e strutture attente all’impatto ambientale. La tecnologia aiuta: prenotazioni online, app che segnalano mete verdi, soluzioni che riducono sprechi e spostamenti superflui. Però, l’attenzione non è uniforme: ci sono differenze tra regioni, tra strutture, tra turisti.
Accanto a questo, cresce il fenomeno del turismo “mordi e fuggi”: visite rapide, poche ore per vedere una città, consumare un pasto veloce, scattare una foto e ripartire. Un modello che può sembrare pratico, ma che finisce per impoverire l’esperienza dei viaggiatori e allo stesso tempo lascia poco al territorio. La fretta cancella la possibilità di comprendere davvero i luoghi, di ascoltarne la storia, di entrare in contatto con chi li vive.
Le sfide non mancano. Il sovraffollamento nelle mete più famose, l’erosione del paesaggio, la dipendenza economica da flussi che possono essere instabili. Serve un modello che equilibri accoglienza e rispetto: un turismo che valorizza, non consuma; che arricchisce, non sovraccarica; che connette persone, non le separa.
In questa giornata dedicata al turismo, vale la pena fermarsi un momento a riflettere non solo su quanti viaggiamo, ma su come lo facciamo. Perché viaggiare è un incontro. E se non ci fermiamo, cosa ci resta davvero?
Elisa Fossati per Agenzia Stampa Italia
Foto di Elisa Fossati


