Napoli, passi in avanti per una crescita inclusiva. Gianni Lepre: “più economia del mare e meno turistificazione”

(ASI) Con il grande boom turistico di questi ultimi anni, e il trend confortante per la stagione estiva appena iniziata, Napoli mostra i muscoli, ma non solo, torna ad essere il centro del mondo come nell’era borbonica.

La città ha inequivocabili segnali di crescita, a partire dal fenomeno turismo e dal boom dell’impresa culturale, ma non sono ancora lontane le criticità e le tante incognite sulle modalità di uno sviluppo esponenziale che dovrebbe essere inclusivo, condiviso prestando attenzione a non lasciare indietro nessuno. “Qualche iniziativa meritoria, in questo senso, comincia a vedersi - sottolinea Gianni Lepre, economista e consigliere del ministro Sangiuliano con delega al Made in Italy - a partire dalla graduale bonifica del territorio e la depurazione delle acque che hanno portato, dopo una trentina di anni, a ripristinare la balneabilità della spiaggia di Pietrarsa, il mitico luogo delle Officine che realizzarono la prima ferrovia italiana in epoca borbonica. Tanti abitanti del luogo hanno ora la possibilità, senza violare divieti, di concedersi qualche ora di refrigerio in una spiaggia fino a qualche tempo fa inquinata al punto da sembrare preclusa alla cittadinanza”. Il noto economista ha poi continuato: "Una buona idea è anche quella di porre un freno alla turistificazione della città, arginando gli eccessi del turismo, riservando edifici del centro storico di proprietà pubblica, della Curia o di qualche privato, all’utilizzo come residenze sociali o come educandati per studenti. Occorre assolutamente evitare che il business turistico significhi allontanamento dei residenti dal centro storico, frenando la proliferazione di strutture riattate e destinate ad accogliere solo visitatori da ogni parte del mondo”. Il prof. Lepre, che tra l’altro è presidente della Commissione Economia della Cultura del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti, ha poi concluso: “La priorità, in poche parole, è quella di generare più economia del mare e meno turistificazione che sta man mano cancellando l’identità di un popolo. Il turismo non è solo un grande business, ma è anche l’opportunità di rendere Napoli universale nella sua storia, nella sua cultura e nel suo folklore. La città di Partenope è terra di mare, per cui rimettere la blu economy al centro non è affatto una cattiva idea”. 

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