«Covid19, così abbiamo modificato il modello Montecatone»

 

Il Direttore Sanitario, Virna Valmori, descrive la rapida metamorfosi dell’Istituto per garantire continuità assistenziale ai Pazienti | «Quanto attuato non sarà disperso al superamento dell’emergenza, ne faremo una consolidata modalità di rapporto e supporto agli ospiti»

valmori(ASI) Montecatone (Imola)  -  Pur non dovendo affrontare le difficoltà dell’urgenza e della numerosità di accesso dei pazienti Covid19 come in altri ospedali italiani, travolti dalla drammatica necessità di riorganizzarsi per creare rapidamente posti letto di terapia intensiva e degenza, a Montecatone, dove si fronteggiano per la prima volta in Emilia-Romagna gli effetti del virus su una struttura che ospita Pazienti con lesione midollare o con grave cerebrolesione, lo scenario complessivo è parzialmente cambiato.

«Tenere conto di due aspetti per meglio comprendere la situazione – spiega il Direttore Sanitario, Virna Valmori – è di fondamentale importanza: il primo riguarda la caratteristica dei Pazienti, fragili per condizione clinica, anche sotto il profilo respiratorio ed alle prese con un’esperienza emotiva e personale molto difficile; il secondo è che i pilastri del cosiddetto Sistema Montecatone, inteso come presa in carico, riabilitazione e graduale avvicinamento ad uno schema di vita normale, sono sostenuti, oltreché dal personale medico-infermieristico, dalle famiglie degli ospiti e dalla rete sociale le cui attività sono drasticamente rallentate, se non azzerate, dalle misure restrittive cui siamo tutti sottoposti».

Al concreto pericolo di stallo, legato alla riduzione delle attività riabilitative e degli ingressi in struttura, Direzione e personale medico-infermieristico, come spiega ancora Valmori, «hanno tempestivamente opposto uno sforzo significativo profuso a garantire, nei limiti della contingenza, continuità assistenziale e di cura». Il riferimento è a #nonlasciaresolonessuno, servizio online per gli ospiti che non possono accedere al Day Hospital o al ricovero programmato – e che consente loro di mettersi in contatto con il medico di riferimento per ricevere informazioni ed indicazioni per gestire la situazione a casa – e al ricorso a tecnologia e teleriabilitazione che, dice Valmori, «ci permettono di monitorare al domicilio i dimessi, di verificare l’esecuzione di corretti esercizi individuali e i progressi fatti, ad esempio, dai logopedisti. Queste esperienze puntano sugli elementi essenziali della riabilitazione, cioè comunicazione, addestramento, educazione e continuità della presa in carico e quanto messo in atto in questa fase non sarà disperso al superamento dell’emergenza. Vogliamo farne una consolidata modalità di rapporto e supporto ai Pazienti».

Covid19. Le misure di contenimento, aggiunge il DS, si sono irrobustite parallelamente all’evoluzione della condizione epidemiologica e in linea con le direttive via via emanate. «Il primo obiettivo – dice Valmori – è stato quello di contenere l’eventuale diffusione sia dal contatto con i malati sintomatici sia con asintomatici contagianti. In ragione di ciò abbiamo sospeso i nuovi ingressi provenienti dal domicilio, annullato le attività riabilitative all’esterno e i permessi di uscita nel fine settimana, dimesso chi era in condizione di poterlo essere e, dal 21 marzo, interdetto le visite ai degenti. Misure dolorose, ne siamo consapevoli, ma necessarie per contrastare il più possibile il contagio tra i ricoverati. Anche qui, mi preme dirlo, comprensione e collaborazione dei familiari sono massime. Sul fronte del contenimento, alla luce dei casi conclamati, cinque in tutto, abbiamo creato un’area ad hoc che garantisce ai Pazienti gli standard assistenziali ottimali».

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