(ASI) di Marco Petrelli - Terni. "Che bel gioco, che cos'è?" E' l'ora di cena e il centro storico di Terni è battuto da un freddo micidiale. Sotto il colonnato di Piazza della Repubblica c'è chi, forse per dimenticare il clima polare, scalda tra le mani un mazzo scommettendo e puntando.
Il tavolo da gioco è rudimentale, ricavato dai cartoni che gli esercizi vicini depositano all'esterno in attesa della nettezza urbana. Chiediamo che gioco sia, la risposta è a mezza bocca, in una lingua straniera. Gioco d'azzardo, par di capire anche dalla reazione, tra l'imbarazzo e la sorpresa, di quelli che sembrano allibratori e partecipanti. Cinque persone, non di più, che rompono il silenzio della sera con chiacchiere e battute a voce alta. Finora nel cuore della città avevamo visto un po' di tutto: rifiuti sparsi da cestini ribaltati presi a calci da qualche ragazzino convinto sia simpatico insozzare la strada; bottiglie rotte e tappeti di vetri; poi, dopo forti piogge, c'è anche il sorcio che scorrazza indisturbato. Non poteva mancare certo il croupier che raccoglie le puntate, indisturbato e sereno in mezzo alla strada. Girando lo sguardo vediamo il vuoto: neanche un "ghisa" che controlli, che faccia la ronda. Imbocchiamo via Garibaldi e ancora nulla. Nessuno che dia un'occhiata a quel gruppuscolo di giocatori che approfitta del nostro allontanamento per rimettersi all'opera.
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