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(ASI) Torino - La gloriosa "Casa del giovane lavoratore", in Corso Principe Oddone 22 della città della Mole, ha cambiato scopo e servizio: ora è diventata una casa di residenza temporanea per famiglie sfrattate e persone con gravi problemi di alloggio.  La residenza "Don Orione Housing" sarà gestita in collaborazione con la Caritas diocesana e il Comune di Torino.

All'inaugurazione è intervenuto L'ARCIVESCOVO CESARE NOSIGLIA che ha lanciato un appello a tutti gli agenti sociali della Città "_per venire incontro a famiglie sempre più numerose che rischiano di trovarsi senza casa e scivolare ancor più in situazioni di degrado, di perdita di dignità dalle quali poi è quasi impossibile riemergere_".

La casa DORHO (Don Orione Housing) risponde a questo grave problema garantendo una abitazione, per un massimo di 12 mesi, a famiglie, singoli, studenti, in cambio di un "affitto calmierato". A disposizione ci sono 40 stanze, su 7 piani, singole e doppie, il piano terra con reception, sala studio e biblioteca, e due piani interrati suddivisi tra sala polivalente, cucina, lavanderia e stireria. Il canone mensile va dai 135 ai 200 euro, utenze comprese, per le famiglie, e 290 euro mensili per un posto letto per studenti. Potranno accedere alla struttura solamente le famiglie che hanno ricevuto lo sfratto per morosità incolpevole e sono già inserite nelle liste di attesa per la casa popolare.

L'iniziativa degli Orionini a Torino era stata studiata e preparata da tempo, con non poche difficoltà: essa va nel senso dell'appello di Papa Francesco che ha invitato le istituzioni ecclesiastiche e religiose a destinare ambienti non utilizzati all'accoglienza di chi è nel bisogno.

«Non facciamo altro che rinnovare la tradizione di solidarietà legata a questa casa», racconta DON UGO BOZZI (parrocchia Santa Famiglia di Nazaret). «Infatti già a fine Ottocento don Orione vi fondò una scuola di arti e mestieri per ragazzi bisognosi, idea che per i tempi era all'avanguardia. Poi, dal secondo dopoguerra fino agli anni '70, la struttura divenne una casa di accoglienza per operai. Negli anni '80 fu trasformata in residenza studentesca. Ora ci sembra che questa nuova destinazione sia la più appropriata alle attuali esigenze della città».

La "Casa del giovane lavoratore" prestava ancora un utile servizio a studenti, ma non era più una necessità sprovveduta di altre soluzioni. Sì è così trasformata in "Casa per chi è in situazione di emergenza".

«Mi rallegro per questa realizzazione - ha dichiarato il superiore generale DON FLAVIO PELOSO - perché risponde al concetto e alla pratica di carità voluta da Don Orione per il quale "i più poveri" sono "i più sprovveduti di altre provvidenze umane". Questi sono della Divina Provvidenza di cui dobbiamo farci ministri per far sperimentare la paternità di Dio e la maternità della Chiesa. Molto bella e da coltivare è anche la sinergia tra Diocesi, Comune e Congregazione».

 

 

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