(ASI) Perugia -I luoghi del lavoro e della famiglia, perni di crescita e formazione della società, sono stati colpiti, ancora una volta nella nostra comunità diocesana, in modo violento. Lepisodio cruento che si è consumato alle primi luci dellalba di oggi (sabato 25 maggio), nel comune di Marsciano (Pg), riporta al centro il tema della vita. Abbiamo limpressione, purtroppo, di assistere allo smarrimento assoluto del suo valore.
Chi vuole impossessarsi della vita propria e altrui è allora che la soffoca. Il relativismo corrente ci ha insegnato che uccidere luomo è più o meno sullo stesso piano che possedere le sue cose. Anche la dignità della donna in seguito ad alcuni episodi di efferata violenza è ridotta a puro oggetto e purtroppo, come ho più volte ribadito, è umiliata e violata. Nessuna adolescente, lo dico con animo di padre e di pastore, nessuna ragazza e giovane, nessuna sposa o madre deve vivere nel sospetto e nella paura di dover subire su di sé prima o poi un trauma personale causato dalla violenza fisica. Queste tematiche siano ampiamente dibattute e trattate nellambito della società con lappoggio di tutte le Istituzioni civili e di quella ecclesiale. E a tutti si offrano cammini di conoscenza reciproca e di valorizzazione delle diversità. Quando la famiglia è svilita nei suoi riferimenti antropologici, etici, sociali e religiosi, rischia di cadere nel nulla. Come Chiesa diocesana sentiamo il bisogno di ridare dignità alla persona e alla famiglia, facendo ancora una volta appello a tutte le realtà educative, in primis la parrocchia e la scuola.
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