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Festival Internazionale del giornalismo, Presentazione de “Il corpo umano” di Paolo Giordano
(ASI) Dopo quattro anni dal successo de La solitudine dei numeri primi, ritorna Paolo Giordano con il suo ultimo libro “Il corpo umano”. Lucia Annunziata, nell’ambito del Festival del giornalismo di Perugia, ha intervistato il fisico-scrittore con le sue pungenti e sagaci domande.

La giornalista ha subito presentato l’opera come un libro di guerra, relativo a un plotone di italiani in Afghanistan e di averlo apprezzato in ricordo della sua passata esperienza da inviata di guerra, stupendosi poi della scelta di Giordano di aver deciso di trattare un simile tema, dal momento che testimone di una generazione non legata alla guerra e di essere passato da un libro “cerebrale” a uno dove è presente il corpo umano. Lo scrittore ha replicato definendo il suo primo successo come un libro “involontariamente cerebrale”, mentre nel suo secondo di aver voluto puntare sulla “prepotenza e sull’arroganza”.

Spinta dalla curiosità l’Annunziata ha voluto sapere quanto tempo avesse passato in Afghanistan e alla risposta “due volte in un anno per un periodo di dieci giorni”, ha definito Giordano stesso bonariamente un “arrogante” e di aver provato un azzardo incredibile e a buttarsi su un tema così delicato. Ciò nonostante la pungente giornalista che si è divertita definire lo scrittore persino come “un intellettuale fighetto”, che però ha trovato la replica dello scrittore “un fisico non può essere un fighetto, ma uno sfigato e che i suoi vestiti  belli li sceglie sempre la sua compagna”, ha apprezzato moltissimo due scene in particolar modo. La prima relativa a una grigliata, che è il simbolo per chi fa guerra di un attimo di felicità e distensione, che le ha permesso di ricordare il bombardamento a Nassirya che proprio la sera dell’attacco i soldati avevano deciso di festeggiare così la partenza di alcuni compagni. La seconda una scena di morte, accuratamente ben descritta. Il corpo umano è dunque un libro maschile che vede solo la comparsa di una donna e che l’Annunziata ha definito un “presepe di soldati, un catalogo di maschi, ognuno dentro un corpo di situazioni”, che spera Giordano possa piacere anche alle donne, perché è come una storia “di spogliatoio maschile”.

La guerra è lo sfondo, la guerra, intesa come la semplificazione della vita stessa, dal momento che, come ricordava Oriana Fallaci, con la guerra si toccano “l’essenzialità delle relazioni”, mentre il corpo è  il cuore centrale della storia, la realtà che ognuno, come i personaggi deve imparare a gestirsi. Saper gestire il proprio corpo, non è una cosa semplice e Giordano stesso ha confessato di non avere una dimestichezza del suo, ma di pensare però che il vero uomo è “colui che sa prendersi cura di qualcun altro”.

Gloria Panfili – Agenzia Stampa Italia

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