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(ASI) Dure le stime rese note oggi dal Centro studi di Confindustria: secondo la relazione pubblicata oggi, nel 2012 il Pil calerà di almeno 2 punti percentuali entro la fine del prossimo anno. Nonostante la previsione di una breve ripresa per la prossima primavera, i dati più allarmanti riguardano gli occupati nel Paese: aumentano i licenziamenti ed il tasso di disoccupazione potrebbe salire al 9% con il rischio di 800mila posti vacanti.

La prospettiva di Confindustria non esclude nemmeno l'euro che, con il possibile fallimento di banche ed imprese, rischia il dissolvimento.

 

Dall'Istat. Il pronostico di Confindustria s'inserisce in un quadro drammatico: lo scorso novembre il rapporto dell'Istat poneva il tasso di disoccupazione al 8,5% e quella giovanile al 29,2%.

Per il centro di statistica il numero di inattivi nel paese si attesta a 2.134 mila, aumentando del 2,5% rispetto a settembre (53 mila unità). Il disagio, che colpisce prevalentemente gli uomini, registra su base annua una crescita dell'1,8% (37 mila unità).

 

Fammoni (Cgil): Finalmente da Confindustria grido d'allarme. “Finalmente anche una confindustria silente, che per un po' di Irap aveva finora mantenuto sulla manovra e sulla situazione reale del paese un atteggiamento accomodante e rigorista, lancia un grido d'allarme”. Così un comunicato del segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, commenta i dati del Centro studi di Confindustria.

"Siamo in recessione- aggiunge nella nota il dirigente sindacale- si blocca la produzione, cala il Pil e, come sempre, gli effetti più negativi saranno sull'occupazione. Da mesi denunciamo che la Cig cala perché le persone vengono espulse e che il 2012 diventerà un anno terribile. Adesso finalmente lo si ammette”. Secondo Fammoni quindi “tutto conferma l'apertura di una voragine occupazionale ed è su questo che va valutata la manovra: si è tornati a parlare troppo di finanza ed è sparita la condizione reale delle persone e degli 8 milioni di lavoratori in gravissime difficoltà. C'è necessità di più equità sulle pensioni, sulla casa e sul carico fiscale dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, vanno tutelati i lavoratori in mobilità che devono essere esentati dalle nuovo norme, e poi ci vuole sviluppo e crescita. Una manovra di rigore a senso unico è una medicina che rischia di uccidere l'ammalato. Ecco perché la mobilitazione unitaria per cambiare la manovra, per tutele straordinarie e per interventi per la crescita continuerà e si rafforzerà fino ad ulteriori e concreti risultati”, conclude Fammoni.

 

 

Alessandro Bulletti – Agenzia Stampa Italia

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