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(ASI) Le ragazze che con assoluta delicatezza si fanno chiamare Pussy Riot, ovverosia “passerine ribelli” hanno ottenuto quel che volevano: la popolarita’ a lungo inseguita fra i gruppi marginali che nascono e muoiono negli scantinati di periferia.

Di loro parlano, anzi straparlano cantanti famosi che aderiscono ad una campagna ben orchestrata dalle solite forze della reazione in agguato. L’atto di stupido e sgraziato vilipendio alla religione è stato gettato in politica, perchè nella stonata canzoncina si chiede alla Madonna di liberarci da Putin.

Nessuno però ha ricordato che nel dicembre scorso le Pussy ribelli avevano intonato la stessa canzoncina in Piazza Rossa cavandosela con una multa di 1000 rubli, pari a 25 euro, per esibizione non autorizzata. Putin è abituato a sentirne di tutti i colori, per cui non si capisce perchè dovrebbe prendersela. A coloro che si sono affrettati a firmare petizioni a favore di queste passerine disperate, più che ribelli, bisognerebbe solo chiedere cosa succederebbe se un gruppo analogo penetrasse in San Pietro per chiedere alla Madonna di liberare l’Italia da un qualsiasi capo politico.

Di questa opinione è il politologo Pavel Salin.“Il presidente Putin non ha alcun interesse in questa faccenda e in una intervista ha chiesto di non usare la mano pesante.” Aggiunge il politologo Serghej Markov: “Putin ha ben altro da fare che pensare alle Pussy Riot. Loro hanno offeso non il presidente, ma milioni di fedeli che si vedono toccati nel profondo nel quadro di un attacco coordinato alla religione".

Fonte: "La Voce della Russia" http://italian.ruvr.ru/

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