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(ASI) Mentre in Europa tiene banco il calcio mercato, in Palestina un calciatore ventottenne viene liberato. Ma non dalla squadra che ne detiene il cartellino, bensì dalla prigione cui lo hanno costretto per tre anni le truppe israeliane.

Era il luglio 2009 quando as-Sarsak, che si stava recando a un ritiro della sua squadra nel campo profughi di Balata (Nablus), venne fermato da soldati israeliani presso il valico di Beit Hanoun. Fu posto dapprima in detenzione amministrativa e poi sotto lo status di combattente illegale.

Per 96 giorni - da fine marzo a giugno - questo calciatore palestinese aveva protratto uno sciopero della fame, il più lungo nella storia delle proteste per mezzo della privazione degli alimenti, che aveva messo in serio pericolo la sua salute.

Il suo rilascio è avvenuto in base a un’intesa raggiunta da as-Sarsak e le autorità carcerarie contro la fine dello sciopero. Trasportato al valico di Erez, Mahmoud è stato accolto da migliaia di concittadini di Gaza. Ora si trova all’ospedale ash-Shifa, a Gaza.

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