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(ASI) I primi focolai di protesta, nelle università della Giordania, risalgono al novembre 2010 e, nonostante un'indifferenza ermetica del regime verso le loro istanze, gli studenti continuano imperterriti ancora oggi a chiedere più democrazia.

Sebbene i media occidentali ignorino la questione, in Giordania le proteste non vengono sottovalutate: a gennaio 2012 una tavola rotonda nella quale ha riunito il Ministro per l’Alta Istruzione e la Ricerca Scientifica, i presidi delle università e rappresentanti di organizzazioni studentesche per discutere del problema. Lo stesso re Abdullah II è intervenuto più volte sull’argomento.

Ma mentre tiene banco la politica interna, il regime giordano continua ad occuparsi attivamente anche di quanto avviene oltre i propri confini. E' notizia di due settimane fa che sarebbero iniziate il 7 maggio delle manovre militari congiunte tra Giordania, Usa ed altri 17 Paesi della Nato e del Golfo Persico per "rafforzare la prevenzione del terrorismo e ampliare le capacità operative dell'esercito giordano". Che queste capacità, una volta affinate, possano venire impiegate nella vicina Siria?

 

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