Svizzera: sanità sotto pressione. I vertici di FMH chiedono di investire maggiormente nella formazione

(ASI) Nella Confederazione Elvetica, la carenza di personale sanitario influisce anche sulla qualità della formazione post-laurea e delle cure. Inoltre, “l’elevato carico amministrativo fa sì che i medici non abbiano abbastanza tempo da dedicare ai pazienti”, lamentano i vertici della federazione. 

Negli anni, inoltre, il tasso di attività si è ridotto: nel 2013 professioniste e professionisti lavoravano in media 9 mezze giornate alla settimana (una mezza giornata, si legge nella nota, corrisponde a 4-6 ore). Oggi questa media si è ridotta a 8,6. Negli studi medici è più bassa (7,9) rispetto al settore ospedaliero (9,4). Le donne, inoltre, lavorano meno degli uomini (6,9 in ambulatorio contro 8,9 in ospedale). Per gli uomini questi tassi si elevano, rispettivamente, a 8,6 e 9,9.  

Una differenza tra i sessi s’incontra anche nei diversi settori: la percentuale femminile nel settore ospedaliero (49,1%) è più alta di quella nel settore ambulatoriale (44,7%). Settori che hanno subito anch’essi un’evoluzione: dal 2013 il tasso di persone che lavora in ambulatori privati è calato del 14,8%.

Tutti questi fattori (pochi posti di formazione, meno persone che scelgono il mestiere, sempre più persone che prediligono gli ospedali alle pratiche private, ecc.) hanno fatto sì che si arrivasse alla situazione odierna. Oggi, infatti, sempre più studi medici non accettano nuovi pazienti e la pressione sul sistema sanitario si ripercuote sui giovani professionisti. “I lunghi tempi di attesa e la chiusura degli ambulatori non fanno che aggravare una situazione già precaria. Il carico di lavoro è elevato e le condizioni di lavoro più impegnative”, si preoccupa la FMH. 

C’è anche da dire che il mestiere, come spiegava il vicepresidente della FMH Philippe Eggiman a tvsvizzera.it qualche settimana fa, ha perso il lustro che aveva in passato: la mole di lavoro troppo elevata fa desistere i potenziali futuri professionisti, mentre, dall’altra parte, la popolazione vede questi professionisti e professioniste come unici responsabili del costante aumento dei costi sanitari che la Svizzera vive da diversi anni a questa parte.  

Da anni le organizzazioni mediche chiedono di aumentare il numero di posti di formazione nelle università e di migliorare le condizioni di lavoro introducendo modelli “moderni” e riducendo gli orari, la burocrazia e le mansioni non mediche e insistono sulla digitalizzazione. Anche perché, viene ricordato, il carico di lavoro amministrativo sempre maggiore fa sì che le professioniste e i professionisti hanno sempre meno tempo da dedicare alle e ai pazienti.  

La conseguenza finale (e poco sorprendente, a dire il vero) dell’attuale situazione è che “il sistema sanitario elvetico è sotto pressione” e la qualità delle cure rischia di risentirne.

Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia

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