(ASI) Egitto - Altro venerdì di sangue in Medio Oriente. Una bomba è esplosa in una moschea del Sinai durante la preghiera islamica. Nel paesino egiziano di Bir El Abd, nel nord-est, vicino alla città di Arish, il conto delle vittime aumenta di ora in ora, ma ha già superato il numero delle 200. Feriti sarebbero almeno 132.
 Gli attentatori hanno prima aspettato le vittime fuori dalla moschea, poi hanno iniziato a sparare sui fedeli che fuggivano in strada. I responsabili dell’attacco non sono ancora stati identificati e al momento non c’è alcuna rivendicazione, ma i sospetti delle autorità ricadono sui gruppi islamisti attivi nella regione. La moschea è frequentata da fedeli che praticano il sufismo, una corrente mistica dell'islamismo.
Salama El Rokei, un consigliere comunale nel Sinai settentrionale, ha raccontato che la moschea era piena di persone appartenenti alla tribù Sawarka, conosciuta per la propria collaborazione con le forze dell’ordine del governo di Al Sisi e nella lotta contro l’Isis. In via ufficiale la guerra ai jihadisti era stata annunciata lo scorso maggio, a fianco dell’esercito egiziano. Da oltre 4 anni l’area del Sinai, proprio al confine con la Striscia di Gaza, è preda di guerriglie e attentati fra le forze di sicurezza nazionali e i terroristi del Califfato.
Il presidente egiziano ha convocato una riunione d’emergenza e dichiarato tre giorni di lutto nazionale, mentre l’attentato è stato condannato perfino da Al-Azhar, l’università del Cairo riconosciuta come principale centro teologico sunnita in Medio Oriente. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Mena, che ha raccolto le dichiarazioni di Ahmed al-Tayeb, un imam dell’ateneo.

Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia

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