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"Un massacro civile". Ecco com'è stato definito dai presenti l'intervento delle forze dell'ordine tunisine che, nella giornata di ieri, hanno operato per sedare i cortei contro il caro vita e la disoccupazione che, dallo scorso 17 dicembre, hanno investito il Paese.

 

Secondo i testimoni e la radio tunisina "Kalima" sarebbero almeno una cinquantina i decessi. Nel fine settimana infatti la polizia avrebbe aperto il fuoco contro la folla presente alla cerimonia funebre di un manifestante ucciso giorni prima, obbligando l'interruzione del corteo e costringendo l'abbandono della salma lungo la strada per il cimitero.

Gli scontri sono nati a metà dicembre dopo che un ambulante  si è tolto la vita dandosi fuoco per protestare contro il sequestro della sua merce da parte della polizia. Da quel momento le manifestazioni si sono propagate per tutte le maggiori città del paese. Sempre secondo radio Kalima sarebbero 22 i morti nella città di Kasserine, 8 a Reguab, 16 a Thala, 2 a Meknassi e uno a Feriana.

Intanto il Governo di Tunisi, oltre ad aver smentito il bilancio delle vittime, asserendo che fossero "solo" 26, ha definito legittimo il movimento sociale in atto e le sue motivazioni, criticando aspramente i media stranieri di aver esagerato e deformato i fatti accaduti.

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