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(ASI) "Per il caso Haradinaj la sorpresa è stata maggiore durante l’inchiesta, nel vedere come nessuno cooperava con noi. Haradinaj era protetto dalla comunità internazionale, che non voleva si indagasse sul caso perché l’Uck aveva collaborato con la Nato durante il conflitto armato e a loro, secondo me, non andava bene che noi investigassimo". Così Carla Del Ponte, noto magistrato, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia, commenta in un'intervista uscita su "Il Piccolo" l'assoluzione dell'albanese dell'Uck Ramush Haradinaj, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità operati durante la Guerra dei Balcani.

 

"La comunità internazionale durante l’inchiesta non ci ha sostenuto nel fare le indagini - rivela la Del Ponte -, abbiamo avuto enormi difficoltà a raccogliere le prove. Al momento di portarle in aula, come del resto era scritto nella sentenza di assoluzione di primo grado, c’è stata intimidazione dei testi".

 

Il magistrato svizzero ritiene anche l'assoluzione del militare croato Gotovina un fatto "inspiegabile". "Comprendo le reazioni della Serbia - aggiunge -. Ora anche l’assoluzione di Haradinaj può dare l’impressione che a essere condannati siano solo i serbi. Noi però abbiamo messo in stato d’accusa serbi, croati, bosniaci. La responsabilità è di altri, non dell’ufficio del procuratore, che ha lavorato in maniera ottima, indipendente e senza alcuna pressione".

 

Redazione Agenzia Stampa Italia

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