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(ASI) Fresco di rielezione come presidente degli Stati Uniti per il secondo mandato, Barack Obama conclude la politica estera del basso profilo e risfodera due modi operandi degni dei neo-con: aggressività verso i cosiddetti Stati canaglia e fedeltà all'alleato sionista.
Nei giorni scorsi l'amministrazione americana ha approfittato dell'accordo per la nascita, in Qatar, di una Coalizione nazionale delle opposizioni al governo di Damasco per lanciare strali verso il presidente siriano Assad e riaffermare le proprie intenzioni. Il vice portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner, ha così accolto la notizia: "Siamo pronti a sostenere la Coalizione nazionale nel suo percorso che punta a mettere fine al regime sanguinario di Assad e a dare inizio al futuro pacifico, giusto e democratico che il popolo siriano si merita".
Sulla questione palestinese, invece, è lo stesso Obama ad intervenire. Lo fa esprimendo nei confronti del presidente dell'Anp, Abu Mazen, la sua opposizione alla richiesta di innalzamento dello status della Palestina da osservatore permanente a Stato non membro delle Nazioni Unite. Lo ha riferito il portavoce di Abu Mazen e la Casa Bianca.
Redazione Agenzia Stampa Italia

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