(ASI) Da un editoriale uscito sul Washington Post emerge un neanche troppo velato avvertimento all'Ecuador, ossia che perseverare nel difendere Assange potrebbe costare "molto caro".
La scelta politica di Quito potrebbe portare a "conseguenze economiche disastrose", che il quotidiano americano rivela in modo chiaro: "Il Congresso potrebbe decidere facilmente una diminuzione del commercio privilegiato con il Paese a cominciare dall'anno prossimo". Si legge sempre nell'editoriale del Washington Post: "Gli Stati Uniti, questo Paese che il presidente Correa tanto disprezza, permette all'Ecuador di esportare molti beni liberi da imposte, sostenendo circa 400mila lavoratori in un Paese di 14 milioni di abitanti, e assorbe un terzo delle esportazioni dell'Ecuador". L'editorialista completa poi l'affondo nei confronti del presidente dell'Ecuador Rafael Correa: "Correa, che ha limitato la libertà di stampa nel suo Paese - scrive il WP -, ha cominciato a mostrare segni di stabilire lo stesso tipo di autocrazia che Hugo Chavez ha stabilito in Venezuela". Intanto, dal canto suo, il presidente Correa avverte che il pericolo che i britannici possano fare irruzione nell'ambasciata ecuadoregna "esiste ancora", anche se sarebbe per loro "un suicidio diplomatico". La situazione rimane tesa; a Londra, dove Assange ha trovato asilo politico nell'ambasciata dell'Ecuador, hanno fatto discutere le dichiarazioni di un deputato laburista, George Galloway, secondo le quali Assange "è stato incastrato" e non sarebbe dunque autore di alcuno stupro.
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