(ASI) In un’epoca in cui tutto si misura in like, algoritmi e intelligenze artificiali, il vero lusso del futuro non sarà più la velocità, il denaro o il potere. Sarà l’anima. Non quella metaforica delle pubblicità patinate, ma quella autentica, capace di sentire, provare, riconoscere il bello e il giusto.
Il mondo corre verso una digitalizzazione totale: voci sintetiche che cantano meglio di un artista, avatar che sostituiscono la presenza fisica, sentimenti simulati da software che promettono empatia. Eppure, proprio mentre la tecnologia raggiunge la perfezione tecnica, l’uomo sembra perdere la propria essenza. Il vero “status symbol” diventerà allora ciò che nessun algoritmo potrà clonare: la profondità interiore.
Possedere un’anima o meglio, saperla riconoscere, nutrire e mostrare sarà un segno di distinzione, come lo era un tempo un’opera d’arte o un gesto di stile. Chi saprà emozionarsi davanti a un tramonto, chi avrà ancora il coraggio di dire “ti amo” senza filtri digitali, chi sceglierà la lentezza, la riflessione e la compassione in un mondo dominato dall’efficienza, sarà considerato un privilegiato.
La nuova aristocrazia non sarà quella economica, ma quella spirituale. Gli uomini e le donne del futuro più ammirati non saranno i più ricchi, ma i più veri. Non quelli con più follower, ma quelli che sapranno ancora ascoltare il silenzio.
In fondo, la tecnologia può replicare tutto: la voce, il volto, il pensiero logico. Ma non potrà mai generare l’imperfezione umana che dà origine alla poesia, all’arte, alla compassione. L’anima, con le sue crepe e la sua luce, rimarrà l’ultimo mistero non codificabile.
E sarà proprio quel mistero fragile, prezioso, irripetibile a fare la differenza tra chi è e chi appare.
Salvo Nugnes


