(ASI) Ieri in Vaticano si è celebrato un evento storico: Carlo Acutis, il giovane definito l’“Influencer di Dio”, è stato proclamato Santo da Papa Leone XIV. Un momento che ha segnato profondamente la Chiesa e il mondo dei fedeli, poiché è diventato il primo ragazzo della sua generazione a ricevere questo riconoscimento.
Carlo, morto prematuramente all’età di 15 anni a causa di una leucemia fulminante, è ricordato per la sua fede semplice e autentica, vissuta nella quotidianità con gioia e serenità. Nonostante la giovanissima età, è riuscito a trasmettere un messaggio universale di speranza e fiducia, incarnando un modello positivo soprattutto per gli adolescenti e i ragazzi di oggi.
Utilizzava internet per diffondere la fede e raccontare i miracoli eucaristici, mostrando come i nuovi strumenti digitali possano diventare mezzi di evangelizzazione e non solo di distrazione. La sua figura rappresenta un punto di riferimento in un’epoca in cui molti giovani sono spesso tentati da pensieri negativi, smarrimento e, purtroppo, depressione.
In Italia, infatti, i dati riguardanti il disagio giovanile e i casi di suicidio tra adolescenti sono sempre più allarmanti. In questo contesto, la testimonianza di Acutis si configura come una vera benedizione: un invito a vivere la giovinezza in maniera autentica, serena e costruttiva, senza lasciarsi trascinare da ciò che è dannoso o distruttivo.
Già Papa Francesco aveva più volte ricordato la sua figura, definendolo «un giovane innamorato dell’Eucaristia, che ha saputo mostrare con semplicità e coraggio come la fede non sia qualcosa di astratto, ma una presenza viva». Parole che hanno trovato eco anche durante la celebrazione in San Pietro, quando la sua canonizzazione è stata accolta da un lungo applauso e da un’emozione palpabile tra i fedeli.
La Basilica e la piazza erano gremite di pellegrini provenienti da tutto il mondo: famiglie, giovani e gruppi parrocchiali hanno riempito l’aria con canti, preghiere e striscioni dedicati al nuovo Santo. Un clima di festa che ha trasformato l’evento in una celebrazione di fede collettiva, segnata da lacrime di gioia e testimonianze di gratitudine.
Molti adolescenti si riconoscono in lui. «Carlo ci fa capire che non serve essere grandi per fare grandi cose», ha raccontato un giovane pellegrino presente alla cerimonia. Un’altra ragazza ha aggiunto: «La sua serenità mi ispira. Se ce l’ha fatta lui, possiamo farcela anche noi a non lasciarci ingannare dalle cose negative che ci circondano».
La sua santità diventa così un messaggio forte e chiaro per le nuove generazioni: si può essere saggi e profondi anche da ragazzi, senza rinunciare alla freschezza e alla gioia della propria età. Con la canonizzazione in San Pietro, la Chiesa ha offerto al mondo intero l’immagine luminosa di un giovane che, con semplicità e coraggio, ha saputo illuminare la strada di tanti.
Pertanto, ieri non è stato proclamato Santo soltanto Carlo Acutis, ma anche un’idea: che il Vangelo può attraversare le fibre ottiche, che la fede non teme le onde del Wi-Fi, che il sacro non è un archivio dimenticato, ma una sorgente sempre viva e accessibile. La folla in Piazza San Pietro lo ha reso evidente: i Santi non sono ricordi del passato, ma connessioni già aperte sul futuro.
Salvo Nugnes
*Foto generata da AI Sora su input di A.S.I.


