(ASI) Veneto – In questo inizio di calda estate, in particolare nella Regione Veneto, è scoppiato un fenomeno singolare, salito alla ribalta dei mezzi d’informazione: il rifiuto di sostenere il colloquio orale durante l’esame di Maturità, come contestazione del sistema scolastico.
I giovani intervistati, hanno dichiarato di aver calcolato il punteggio da raggiungere mediante i crediti conseguiti con le prove precedenti e i risultati ottenuti durante l’anno scolastico, tale da poter permettere il mancato sostegno del colloquio orale. Motivazioni? Il sistema scolastico è ingiusto, si pensa solamente al voto, c’è una stupida ipercompetitivà tra gli studenti, la maturità non è quella rappresentata dall’Esame di Stato, ma quella che viene dimostrata in alcune situazioni della vita, come salvare la vita ad una persona che sta male, o aver senso civico, o altre similitudini.
Ebbene, sin dalle premesse, emerge una forte confusione nelle dichiarazioni di questi neodiplomati. Confondere le norme morali, i precetti della vita quotidiana, con quelle previste per un Esame di Stato, è già sinonimo di mancanza di comprensione della situazione.
In seconda battuta, ammettiamo per un attimo, che nelle dichiarazioni di questi giovani vi sia un grido di dolore, un sussulto da lanciare contro il sistema. È giusta, la modalità adottata da questi ragazzi, ossia la non volontà di sostenere una parte dell’Esame?
No. Maturità, significa anche saper sostenere un esame, con le sue regole e i suoi punteggi, con le sue dinamiche e sviluppi. Trincerarsi dietro alla scusante del sistema sbagliato, può indurre solo a pensare legittimamente una cosa: qualora questi giovani ritengano il sistema e le sue modalità errate, per svariate cause, occorre che scendano in campo, per poterlo cambiare, ma nelle giuste sedi. Occorre diventare legislatori, e cambiare le regole attuali, scritte, tra l’altro, da qualcuno che era infinitamente più bravo di questi neo – contestatori.
Posta la giustezza dell’ideale di questi giovani, occorre che questi si mettano in gioco, poiché il vero appuntamento sarà proprio con la società. Hanno essi sete di cambiamento? Possono candidarsi, essere votati, e scrivere regole migliori di quelle attuali. Altrimenti, questa appare solo una fuga dalle proprie responsabilità, tra l’altro, una delle più leggere riservate all’età adulta. Quando la maggior parte di questi neodiplomati, si troverà, finalmente, a confrontarsi con il mondo del lavoro, nel sostenere una selezione o un concorso pubblico, a percepire un salario, ad avere obblighi e scadenze, forse rimpiangerà amaramente la leggerezza di queste scelte di campo. La scuola non deve essere certo un tempio di nozioni, ma deve anche insegnare a vivere e a rispettare delle regole.
Il Ministro dell’Istruzione Valditara, in una nota, comunica che a fronte dell’ennesimo caso di rifiuto del sostegno della parte orale dell’Esame di Maturità, di voler introdurre la bocciatura. Apparentemente, possiamo pensare che la misura sia draconiana e immotivata. Eppure, lo è solo in parte. Le regole della scuola non dovrebbero essere diverse da qualsiasi altra istituzione. Perché dovrebbero essere aggirate?
La società sta attendendo il Vostro contributo, cari contestatori. Siate propositivi, e non ghibellin fuggiaschi.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia


