Verso un mondo multipolare, i Brics si allargano

(ASI) Addio ai Brics come li abbiamo conosciuti fino ad oggi, la geopolitica mondiale cambia faccia. Al gruppo che già comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, attualmente riuniti Johannesburg per il loro quindicesimo summit, con il nuovo anno si uniranno Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati arabi dando così vita ad un club che comprenderà oltre un terzo del Pil mondiale, per la precisione il 36%, ed il 47% della popolazione mondiale.

Una mossa che ha allarmato gli Usa che vedono in pericolo la loro egemonia politica ed economica.

“I Brics sono un gruppo eterogeneo di nazioni. Si tratta di un partenariato paritario tra paesi che hanno punti di vista diversi ma una visione condivisa per un mondo migliore”, ha detto il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa leggendo il comunicato finale.

A rendere questa decisone ancora più importante la decisione di incaricato i ministri delle Finanze e governatori delle Banche centralidi considerare la questione di valute locali, strumenti di pagamento e piattaforme per arrivare ad una rapida dedollarizzazione.

Per il presidente cinese Xi Jinping, che parlato di “evento storico”, la mossa “rappresenta un nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo”, mentreil premier indiano Narendra Modi prevede che “questo rafforzerà anche la fiducia di molti Paesi nel mondo in un ordine mondiale multipolare”. Esulta anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che partendo per il summit ha definito i Brics “un nuovo potere emergente nel mondo che è riuscito ad unire Paesi indipendenti con l’obiettivo comune della cooperazione economica e della lotta control’unilateralismo”.

Il rafforzamento dei Brics rappresenta anche una sorta di smentita ai tanti media e governanti occidentali che da un anno e mezzo parlano di una Russia isolata ed in crisi a causa delle sanzioni unilaterali imposte da Washington cui tutti i paesi nell’orbita Usa hanno dovuto adeguarsi con gravi ripercussioni anche per le loro stesse economie.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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