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Momenti di alta tensione al Festival del Giornalismo. Contestata da un gruppo di filo castristi la blogger cubana Yoani Sanchez
(ASI) La settima edizione del Festival del Giornalismo di Perugia si conclude in un clima di alta tensione con le urla di protesta  di un gruppo di filo castristi contro la blogger cubana Yoani Sanchez.

In una sala dei Notari gremita e pronta ad ascoltare le dichiarazioni di un'ospite tanto attesa si è scatenata, nella serata di domenica 28 aprile, una dura contestazione con striscioni e volantini firmati dalla Rete dei Comunisti, Collettivo militant, Nuestra América, Capitolo italiano della Rete delle Reti in difesa dell'umanità.  “Tenetevi Yoani ridateci i cinque. Gerardo, Ramon, Antonio, Fernando e René   liberi”. Con queste parole i contestatori hanno chiesto la liberazione dei cinque militanti cubani sequestrati in Usa dal 1998. “Ecco, se si potesse fare uno scambio: i Cinque cubani all'Avana e la Sanchez a Washington, saremmo tutti molto contenti!”

La protesta si è accesa dopo una breve introduzione di Mario Calabresi, direttore de La Stampa,  incaricatosi di presentare Yoani Sanchez e il suo ultimo lavoro “In attesa della primavera” (curato da Gordiano Lupi). “Ciò che mi colpisce - ha affermato Calabresi- è che Yoani non ha una piattaforma o un manifesto politico ma fa una cosa, a Cuba, che rispecchia il motto della scuola di giornalismo della Columbia University, 'mostra non dire'. Non è necessario denunciare le cose, basta mostrarle. Poi le persone si faranno una loro idea. Quello che fa Yoani è raccontare la quotidianità dei cubani nei suoi molteplici aspetti...”

A non pensarla allo stesso modo quanti si sono scagliati contro la blogger “Poi- come riportato in uno dei volantini fatti girare dai filo castristi- a Cuba ci sono anche gli sciacalli, i vermi, i gusanos, i servi del padrone. Una di questi, Yoani Sanchez, oggi pretende di insegnarci cosa sia la libertà di stampa e come si viva male a  Cuba... La Sanchez usa internet per dirci che a Cuba il regime non vuole far usare internet, la Sanchez viveva in Svizzera ma ha capito che è più lucroso tornare a Cuba e accusare il socialismo …Nonostante quello che afferma di continua, la Sanchez vive bene nella Cuba socialista e non soffre, in virtù della sua agiatezza economica, delle limitazioni che un cubano medio soffre per il criminale bloqueo USA.”

In risposta al violento attacco la giornalista cubana ha dichiarato: “Noi speriamo un giorno, nel nostro Paese, di poter tenere questo genere di manifestazioni di protesta contro coloro che ci governano da 64 anni senza essere per questo condannati a decenni di prigione. Grazie, perché di fronte a tutto ciò le mie argomentazioni si alzano più forti.”

 

Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia

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