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Mali: Una polveriera dimenticata

 

(ASI) Sembrava l'intervento militare più riuscito degli ultimi anni quello in Mali. Nonostante le prime impressioni, la guerra nella zona occidentale dello Sahel prosegue e sembra prendere nuove e pericolose pieghe.

 

Proprio qualche giorno fa è arrivato l'annuncio, da parte del governo di Parigi, del ritiro di 100 unità dalle oltre 3000 mandate in supporto alle truppe maliane per fronteggiare la spinta dei secessionisti e degli islamisti nella regione nord del Paese.

Il contingente francese, però, potrebbe rimanere più a lungo di quanto previsto. Secondo fonti governative transalpine, le truppe sarebbero state progressivamente congedate da un anno dal loro impegno: una probabilità questa, viste le pressioni dell'Onu su Parigi, che verrà presumibilmente posticipata con lo stanziamento di circa mille uomini sul suolo africano. Infatti, per il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, le oltre seimila unità africane chiamate a riportare l'ordine in Mali non sembrerebbero sufficientemente adeguate nel svolgere il compito richiesto.

Preoccupazione condivisa anche dal Pentagono, secondo il quale le truppe dispiegate dalla Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao-Ecowas) sarebbero inadatte alle mansioni assegnate dalle risoluzioni Onu. L'alto funzionario del Pentagono, Michael Sheehan, ha definito le unità dell'Ecowas come "una forza totalmente incapace e non all'altezza nel fronteggiare la minaccia jihadista". Sottolineando la rapidità e l'efficienza dell'impegno francese, il funzionario della difesa Usa, a sua volta, ha voluto ribadire l'importanza di prolungare la permanenza del contingente transalpino in Mali. Non è nuovo l'interesse degli Stati Uniti per la regione sub sahariana: ne è testimonianza il programma di supporto militare anti jihadista noto come Trans Sahara Counter Terrorism Initiative (TSCTP) e l'invio nel tempo di oltre 500 milioni di dollari per l'addestramento del deludente esercito maliano.

Intanto nel Paese si continua a combattere. A rendere ancora più instabile la situazione, quasi a creare un nuovo conflitto all'interno dello stesso, ci sono i forti contrasti tra la fazione laica-separatista dei Tuareg (MNLA- Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad) e quella jihadista (il MUJAO- Movimento per l'Unicità Jihad nell'Africa Occidentale e l'AQIM- Al-Qaeda nel Maghreb Islamico). Dopo un primo momento che ha visto i Tuareg prendere il controllo e dichiarare l'indipendenza dell'Azawad, la regione settentrionale del Mali, l'avanzata delle milizie jihadiste ha preso il sopravvento, affermando velocemente il proprio predominio sulla stessa regione.

Le origini del conflitto non vanno attribuite esclusivamente all'esplosione dei gruppi islamisti nel nord e la loro progressiva espansione nel meridione fino alla presa di Konna. Oltre alla spinta separatista esercitata dal movimento laico dell'MNLA dei Tuareg, attivo sin dal 1988, tra le cause concatenanti al conflitto vi è da sottolineare: il colpo di stato concluso il 12 aprile 2012 per mano del capitano Amadou Haya Sanogo (che ha ricevuto un'approfondita formazione militare negli Usa) e la guerra civile in Libia. A seguito della caduta di Gheddafi, il fenomeno jihadista già fervente dopo la scesa di molti miliziani dall'Algeria, ha visto consolidre i gruppi estremisti tanto da prendere il sopravvento sui movimenti separatisti.

Vanno infine ricordati gli enormi interessi che muovono retroattivamente i fili dello scontro. Sono incalcolabili le risorse naturali dello stato africano. A proposito va menzionata la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi nel suolo maliano e l'assegnazione di 29 concessioni relativi a 5 bacini da dividere tra stato e, in maggior parte, tra privati.

Ma non solo petrolio: i territori contesi del nord sarebbero ricchi di uranio e tutto il paese, in generale, di oro (facendo del Mali il terzo estrattore africano), di bauxite e gas naturale. Insomma, visto l'interventismo francese in Mali così come in Libia, in relazione alla minaccia estremista e, soprattutto, alle immense ricchezze del sottosuolo, resta difficile scovare i reali scopi di questo duro conflitto.

Per comprendere maggiormente la situazione dello Stato africano vi proponiamo un reportage pubblicato da Vice. Qua sotto potrete trovare l'indirizzo del primo video. La seconda parte è riservata ESCLUSIVAMENTE ad un pubblico adulto, vista la presenza di immagini crude e di particolare durezza.

 

http://www.vice.com/it/ground-zero/mali

 

Avonaco - Agenzia Stampa Italia

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