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 Indonesia. Italiano muore dopo quattro mesi di carcere, l'ambasciata chiede chiarimenti

(ASI) Un altro italiano si aggiunge al triste elenco dei connazionali morti nel quasi silenzio dei nostri media, a migliaia di chilometri da casa. Si tratta di Andrea ‘Arde’ Sorteni, pittore quarantanovenne brianzolo, che ha ceduto in ospedale nella notte tra il 18 e il 19 febbraio dopo quattro mesi di atroci sofferenze. Malato, disidratato e stremato dall’esperienza carceraria, era appena uscito dalla galera di Yokyakarta, nell’isola di Giava, e ricoverato in ospedale in condizioni disperate.

I guai con la giustizia indonesiana per Sorteni iniziano lo scorso 14 ottobre. Il pittore italiano si trova in aeroporto con la moglie Maya - una giovane modella del posto che aveva sposato quattro anni fa - in procinto di imbarcarsi entrambi su un aereo diretto in Italia. Un disguido sul biglietto di Maya complica però il programma, le autorità preposte appaiono sin da subito irremovibili: lei non può partire. Sorteni non accetta la decisione. Dapprima insiste energicamente, poi, vista l’inflessibilità degli addetti, si arrabbia e dà in escandescenza. La collera è tale da portarlo, infine, a compiere un gesto alquanto incauto. Stando a ciò che ha riferito la polizia locale, infatti, ‘Arde’ chiama la compagnia Lion Air e dice che sul volo Jt568 c’è una bomba. Un modo per ritardare la partenza dell’aereo su cui avrebbero dovuto viaggiare anche lui e la moglie Maya.

‘Arde’ vive in Indonesia dalla fine degli anni ’90, dunque dovrebbe conoscere bene il Paese e sapere che un simile “scherzo” può costargli oltremodo caro. Da quelle parti, le autorità non transigono sul reato di procurato allarme (come spesso segnalato in luoghi pubblici e di transito come stazioni, porti e aeroporti). Inoltre, la giustizia può rivelarsi lenta e le condizioni carcerarie assai scadenti. Compiuto il gesto, è però troppo tardi per maturare scrupoli. Dopo tre giorni dal fatto, Sorteni viene arrestato. È da quel momento che inizia il suo calvario detentivo durato quattro mesi e finito nel peggiore dei modi.

Sul periodo in cui Sorteni era dietro le sbarre è calata una coltre di mistero. L’ambasciata italiana comunica di non esser stata informata né del deterioramento delle condizioni di salute del connazionale durante la detenzione né della morte. La notizia del decesso è arrivata, infatti, grazie alla moglie Maya, che personalmente ha avvertito le autorità italiane presenti in Indonesia. La stessa donna ha deciso di non far rientrare la salma in Italia, provvedendo alla cremazione.

“Ha avuto una gravissima disidratazione. Soffriva anche di insufficienza renale e di un’infezione”, ha comunicato Joko Hastrayo, direttore dell'ospedale dove l’italiano era stato trasferito. Parole insufficienti a far luce. Restano forti dubbi sui modi in cui le autorità carcerarie abbiano fornito assistenza sanitaria a Sorteni durante la malattia. Per questo, già lo scorso 13 febbraio l’ambasciatore italiano in Indonesia aveva chiesto chiarimenti in proposito. Immediatamente, sono stati dunque predisposti accertamenti e le autorità indonesiane hanno assicurato l’apertura di un’inchiesta i cui risultati verranno comunicati all’ambasciata.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

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