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Birmania, nove membri del governo sostituiti. Continuano gli arresti e gli abusi

(ASI) Il presidente birmano, Thein Sein, ha recentemente sostituito nove membri del governo nel più ampio rimpasto deciso da quando sono state avviate le riforme politiche. In particolare sono stati cambiati i ministri responsabili per l’Informazione e lo Sviluppo economico, le Finanze e l’Industria. Per alcuni osservatori, questo rimpasto del governo, indica un rafforzamento dell'agenda riformista, mentre per altri si tratterebbe di un «cambiamento di facciata». «Il vero nodo centrale resta il potere economico che è sempre nelle mani della giunta militare e dei suoi affiliati. E l’ingresso di organismi internazionali come la Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale serve solo a fare più affari o a trasferire capitali all’estero», ha spiegato un esperto di politica birmana ad Asia News che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza.

 

La «rivoluzione» monetaria. Entro l’inizio dei Giochi del Sud-Est asiatico del 2013 verranno introdotte – per la prima volta nella storia della Birmania – le carte di credito. Nell’ultimo periodo, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale hanno aperto diverse sedi nel Paese e molte compagnie internazionali guardano la Birmania come prossima «tigre asiatica». Intanto, in un recente studio elaborato dalla Banca mondiale, per lo sviluppo del Paese, si prevedono tre obiettivi primari: «accompagnare il processo di trasformazione delle istituzioni, gettare le basi per una maggiore fiducia e preparare il terreno per futuri investimenti».

 

Gli esuli invitati a rientrare. Ma il governo li processa e li arresta. Il «Signor Pulito», così viene chiamato Thein Sein dai media occidentali, ha pubblicato un elenco di più di duemila persone debellate dalla «lista nera» che potranno rientrare in Birmania. Ma a quale prezzo? Per chi decide di tornare, si apriranno le porte dei tribunali. Pochi giorni fa, l’avvocato Kyaw Kyaw Min, rientrato da non molto nel Paese, dopo alcuni anni passati in esilio, è stato condannato a sei mesi di reclusione per «oltraggio alla corte». In passato l’avvocato aveva difeso un gruppo di attivisti della Lega nazionale per la democrazia che erano scesi in piazza nell’agosto del 2007 per richiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi.

 

Nello Stato Karen continuano gli abusi. Khu Khu Ju, di Karen Human Rights, ha dichiarato che «gli arresti arbitrari, la contaminazione del terreno, il rifiuto di assistenza umanitaria, le torture e il lavoro forzato» continuano. «Gli abusi – ha concluso l’attivista - sono stati commessi dalle autorità e anche in relazione a progetti commerciali come la continua costruzione di strade». Physicians for Human Rights ha pubblicato martedì scorso un rapporto dal titolo «Diritti umani sotto attacco nello Stato Karen» dove si denunciano gli abusi commessi nel gennaio del 2012 da parte del governo.

 

Fabio Polese - Agenzia Stampa Italia

 

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