(ASI) Se la Fiorentina fosse una serie TV, la trama risulterebbe confusa, con personaggi ricorrenti ma mai incisivi, e un finale che nessuno capisce ma tutti fingono di aver apprezzato. Dopo l’ultima esibizione contro il Napoli, definita da alcuni esperti “una simulazione di partita” e da altri “una gita scolastica con le maglie sbagliate”, il momento viola è più grigio di un cielo sopra Scandicci.
Il Franchi ha ospitato un Napoli in versione Champions League e una Fiorentina in “modalità aereo”. Il risultato? 3-1 per gli azzurri e un senso di smarrimento che neanche Google Maps riesce a correggere.
Il centrocampo viola, un tempo zona di manovra e orgoglio tattico, oggi somiglia a un open space senza Wi-Fi. Sohm e Mandragora sembrano due comparse in cerca di copione, mentre Fagioli, da cui ci si attendeva almeno un brodo caldo, ha servito solo acqua tiepida. Il trio ha offerto una prestazione talmente opaca che il VAR ha dovuto alzare la luminosità dello schermo.
In attacco, Kean predica nel deserto. E non è una metafora: isolato, poco cercato, l’ex juventino ha corso più per disperazione che per convinzione. A un certo punto, si è voltato verso la panchina con lo sguardo di chi cerca un miraggio. Ha trovato solo Pioli che consultava il manuale “Come rianimare un 3-5-2 in 10 mosse”.
La prossima settimana si ospita il Como, squadra che gioca in una terra di laghi e di promesse manzoniane. E proprio come Renzo Tramaglino, la Fiorentina vorrà interpretare la partita con buone intenzioni, ma rischia di finire tra le grinfie di Don Rodrigo. Speriamo almeno che i “bravi” indossino le maglie viola.
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia


