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Società. Di lavoro si muore

(ASI) Roma - Un altro imprenditore nel giro di due giorni si è tolto la vita a Roma, perché non sopportava l’idea di dover mandare in cassa integrazione tre dei suoi dipendenti che lavoravano per lui nella ditta Cpa, azienda che si occupa di progettazione alluminio. Mario Frasacco, 59 anni, non ce l’ha fatta a reggere il peso di un futuro sempre più nero e si è tolto la vita con un colpo di fucile.

Ma come lui, sono tanti i piccoli imprenditori, artigiani operai ed anche pensionati che lanciano grida d’aiuto da parecchio tempo ed in risposta hanno ottenuto solamente leggi sorde e mute, pronte a non tutelarli ma bensì a spingerli al suicidio. Come Frasacco, possiamo citare Pasquale Clotilde, corniciaio di Centocelle che si è impiccato nel retro bottega lo scorso martedì, l’imprenditore di Milano che si è buttato giù dal ponte di San Michele di Paderno D’Adda, strangolato dai debiti ha fatto un volo di ottantacinque metri ed a soli quarantadue anni ha detto addio alla sua vita.

Ce ne sono un’infinità, solo negli ultimi due mesi se ne contano tredici, troppi. Una focolaio che rischia di espandersi, perché la questione non è nord e sud, non è “Roma ladrona” oppure come nelle ultime ore “Lega ladrona”, non si tratta di chiarire se il Sindaco Alemanno ha raccomandato questo o quello per un posto di lavoro, perché queste persone un posto ce l’avevano e l’hanno perso grazie alla morsa fiscale imposta senza guardare con la lente d’ingrandimento chi veramente sarebbe stato colpito e chi invece solo sfiorato. Il problema è che l’economia in Italia sta diventando un’arma a doppio taglio in tutto il Paese, non vengono salvaguardati affatto gli interessi del piccolo, che per galleggiare non potrà più osare ed essere libero di rischiare per ingrandire la sua azienda. In un Paese dove la pressione fiscale al 55% ha raggiunto il record mondiale, la fantasia per investire è ben poca o forse inesistente, dove un giovane su due è disoccupato, dove la maggior parte degli italiani non arriva al di sopra di un reddito annuale lordo di 15.000 euro.

Vengono chiesti sacrifici a questa Italia che è artefice e carnefice in gran parte della propria condizione, ma di sforzi se ne stanno facendo: sono i sacrifici umani delle persone che si sono tolte la vita e che continueranno a farlo se non verrà fatta una riforma del lavoro ascoltando tutte le parti attrici in campo e non solo chi dice di farne le veci. I grandi cambiamenti annunciati dall’era Monti sono arrivati, ma i risultati non dovevano essere questi.

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