(ASI) - Le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto «l’Italia non è pronta né a un attacco russo né a un attacco di un’altra nazione» hanno acceso un ampio dibattito politico e mediatico.
L’ammissione avvenuta durante la presentazione del bilancio del tour mondiale della nave scuola Amerigo Vespucci, tenutasi a Civitavecchia lo scorso 15 settembre evidenzia i limiti strutturali di un sistema difensivo segnato da due decenni di sottofinanziamento.
L’affermazione del ministro, arriva nel mezzo di uno scenario mondiale piuttosto preoccupante, con la guerra in Ucraina che prosegue senza sosta con nuovi bombardamenti su Zaporizhzhia, con la NATO che rafforza il fianco orientale per contenere la pressione di Mosca.
Ci sono diverse problematiche a cui il ministro fa riferimento, ma in particolare quelle più gravi riguardano la difesa aerea, le risicate scorte di munizionamento, la logistica e soprattutto la cybersecurity che nel corso degli ultimi anni, ha acquisito una crescente importanza. Le forze armate dispongono di asset importanti, ma che non sarebbero sufficienti per reggere uno sforzo bellico prolungato o un attacco coordinato. Crosetto a tal proposito la necessità di un piano pluriennale che rilanci produzione industriale, reinvesta nella cooperazione NATO e in investimenti mirati.
La dichiarazione non ha tardato a provocare reazioni politiche: la maggioranza interpreta le parole del ministro come un richiamo realistico alla responsabilità e all’aumento della spesa militare. L’opposizione invece, riconduce le parole di Crosetto come pretesto per elargire nuovi stanziamenti a scapito di scuola e sanità, chiedendo trasparenza e priorità diverse.
Anche all’estero le parole di Crosetto non sono passate inosservate. Per gli alleati NATO, l’ammissione apre spazio a una maggiore cooperazione, con possibili dispiegamenti temporanei nel Mediterraneo. Da parte di Mosca non ci sono state reazioni ufficiali, tuttavia sui social sono apparsi messaggi dei politici russi, che parlano di provocazione e che definiscono «sconcertanti».
In conclusione, l’affermazione del ministro della Difesa ha reso pubblica una fragilità già nota agli addetti ai lavori. La sfida ora sarà trasformare la diagnosi in un piano concreto di investimenti, riforme industriali e accordi multilaterali, senza trascurare il confronto politico interno e garantendo competenze di ammodernamento senza trascurare altri settori nazionali che hanno altre carenze importanti.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia
Fonte foto AI Sora su input Carlo Armanni


