(ASI) - Alla 46° edizione del Meeting di Rimini nervi tesi nella maggioranza, tra la premier Giorgia Meloni e il Vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini.
La polemica nasce a seguito dell’ordine degli interventi che gli organizzatori hanno assegnato ai vari relatori intervenuti alla vetrina storico-politica della società italiana. Gli organizzatori avevano infatti previsto che Matteo Salvini chiudesse i lavori, ruolo che tradizionalmente viene invece attribuito al capo del Governo o alla figura considerata centrale nello scenario politico italiano. Giorgia Meloni ha interpretato il gesto come uno sgarbo e un tentativo di mettere il leader leghista sotto i riflettori, a scapito della sua posizione di premier.
Alle 12:00 infatti si terrà il discorso della Meloni, mentre alle 13:00 sarà il turno di Salvini. Ma ovviamente dietro la disputa sull’ordine di intervento, si celano anche rivalità politiche non troppo velate, che si focalizzano sulla leadership della coalizione di centrodestra e sulla gestione dei consensi in vista delle prossime elezioni europee. Giorgia Meloni, ha costruito gran parte del suo consenso su un’immagine di fermezza e centralità decisionale, e pertanto non può permettersi di apparire defilata o scalzata da un alleato. Salvini, invece, è sempre alla ricerca di occasioni per rilanciarsi dopo anni e soprattutto per controbilanciare il calo nei sondaggi anche a causa della concorrenza interna con la premier.
Le criticità che possono emergere, potrebbero essere molteplici. Riguardo la stabilità della maggioranza, in particolare poiché episodi come questo rischiano di minare la coesione del Governo, alimentando diffidenze reciproche. C’è anche un rimando all’immagine pubblica: di un esecutivo che si divide per questioni di “precedenza” rischia di apparire autoreferenziale, superficiale e poco concentrato sulle emergenze del Paese e delle priorità interne come le riforme economiche del PNRR. Infine, c’è un problema di rapporti con il mondo cattolico: il Meeting infatti rappresenta da sempre un crocevia per il dialogo con una parte significativa della società civile, e un inciampo comunicativo in questo contesto potrebbe avere anche ricadute di stile più ampie.
Se le scintille tra Meloni e Salvini si spegneranno serenamente e l'incomprensione sarà passata come un un semplice malinteso, la vicenda si chiuderà con una scaramuccia dal valore minore. Se le scintille continueranno ad alimentare episodi di frizione, come quelli di Salvini con Macron, allora si potrebbe generare la percezione di un Governo non più solido e coeso, ma sempre più fragile rispetto ai mesi precedenti.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia


