(ASI) In un contesto geopolitico caratterizzato da instabilità crescente e da nuove minacce ibride, è ormai chiaro che nessun Paese è più in grado di difendersi da solo e al passo con i tempi, è altrettanto chiaro che la questione della difesa nazionale e della sicurezza europea non possono più essere interpretate come responsabilità esclusivamente pubbliche.
La complessità delle minacce provenienti dal terrorismo internazionale, dagli hacker informatici, dalle vulnerabilità energetiche fino alla protezione delle infrastrutture critiche, richiede una cooperazione strutturata e continua tra settore pubblico e privato. È in questa prospettiva che prende forma il dibattito sul partenariato pubblico-privato come modello di governance della sicurezza.
Il governo italiano su questa direzione ha recentemente ribadito la necessità di incrementare progressivamente la spesa per la difesa, con l’obiettivo di raggiungere il 5% del PIL entro dieci anni, in linea con la road-map Nato 2030. E ovviamente l'aumento progressivo della spesa fa nascere parallelamente un problema di gestione delle risorse. Ossia relativamente alla creazione di un ecosistema che sia in grado di intrecciare e ottimizzare le capacità tecnologiche, il know-how industriale unitamente alle infrastrutture digitali di supporto che non possono ormai prescindere; in questo ambito entra in scena il settore privato, che detiene competenze avanzate in diversi campi. Dalla cybersecurity, all’intelligenza artificiale applicata al monitoraggio delle minacce attraverso le tecnologie dual-use, ossia utilizzabili sia in ambito civile che militare. È chiaro che senza il contributo delle aziende, lo Stato italiano rischierebbe di trovarsi disarmato di fronte a scenari che cambiano con una repentinità impressionante.
In quest’ottica lo Stato deve preservare la propria capacità di indirizzo strategico, mentre le aziende devono prendere parte a un progetto condiviso, con una strategia chiara sugli investimenti e sulle tempistiche. Quello che serve è dunque un equilibrio relazionale, in cui l’efficienza e la rapidità del privato, siano in un connubio stretto e a senso unico con la tutela dell’interesse nazionale al fine di garantire la sovranità delle decisioni. Questa è una condizione sempre più imprescindibile per affrontare le sfide globali.
Per l’Italia l’opportunità è duplice: in primis può rafforzare la propria credibilità internazionale e nel contempo può essere promotrice attiva dell’innovazione industriale interna attraverso la trasformazione della “sicurezza” come volano di sviluppo economico. Il nostro Paese dunque per i prossimi anni, si troverà a dover coniugare sicurezza, innovazione e crescita, in un’alleanza virtuosa tra Stato e imprese.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia


