(ASI) "L'8 agosto ricordiamo la strage di Marcinelle, dove 262 minatori, di cui 136 italiani, persero la vita in condizioni di lavoro disumane e per la totale assenza di sicurezza. Erano migranti, costretti a lasciare la propria terra a causa della miseria e di accordi tra governi che barattavano vite umane con carbone.
Oggi, a distanza di decenni, assistiamo all'ipocrisia del governo Meloni e dei suoi sostenitori, che commemorano questi morti con parole vuote, mentre nella realtà negano diritti ai migranti, alimentano razzismo e precarietà e chiudono occhi e orecchie di fronte alle continue morti sul lavoro".
Lo afferma in una nota Giovanni Barbera, membro della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
"Il governo Meloni – continua Barbera – preferisce tagliare i fondi per la sicurezza, smantellare i controlli e aumentare le politiche di esclusione sociale, lasciando migliaia di lavoratori, italiani e stranieri, in balia dello sfruttamento e della precarietà".
"Ricordare Marcinelle – conclude – non è solo un dovere morale, ma è una sfida contro questa doppia morale ipocrita. Non si può celebrare il sacrificio dei nostri migranti morti sottoterra e poi voltarsi dall'altra parte quando oggi si nega il diritto a una vita dignitosa a chi ancora emigra per necessità. La memoria deve diventare lotta per un lavoro sicuro, per la piena tutela dei diritti dei migranti, per un'Italia e un'Europa senza sfruttamento e senza morti sul lavoro".


