(ASI) - Mercoledì 6 agosto sarà un giorno decisivo per gli ulteriori sviluppi del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, in quanto sarà sottoposto all’approvazione del CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile).
L’approvazione del CIPESS rappresenta il penultimo passaggio, prima della validazione della Corte dei Conti, per la dichiarazione di pubblica utilità, che abilita l’avvio dei procedimenti espropriativi e delle indagini geologiche, archeologiche e ambientali propedeutiche ai cantieri, previsti per la fine di settembre 2025, anche sulla base dell’impulso del ministro Matteo Salvini che ha creduto fortemente al riavvio dello stesso.
Il Ponte rappresenta un capolavoro ingegneristico da record mondiale. Ha un’unica campata della lunghezza di oltre 3 chilometri e una larghezza di oltre 60 metri. Il Ponte ospiterà 6 corsie stradali e due binari ferroviari, all’altezza delle torri di quasi 400 metri. Una volta realizzato, sarà operativo 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, garantendo una fondamentale infrastruttura di collegamento tra Sicilia, Calabria e il resto d’Italia. Saranno assicurati attraversamenti fino a un’ora in auto e due ore in treno tra Sicilia e Calabria. Il rilancio del progetto, è anche l’occasione per far ripartire l’economia italiana e soprattutto del Mezzogiorno, grazie all’occupazione che porterà agli investimenti necessari e anche al turismo conseguente che ne deriverà. Il valore dell’opera è stato confermato a 13,5 miliardi di euro con copertura già garantita da legge di bilancio e aumento di capitale.
Il CDA di Stretto di Messina del 29 luglio ha approvato gli atti finali da inoltrare al CIPESS: contratti con Eurolink (costruzione), Parsons (project management), Edison Next Environment (monitoraggio ambientale) e Marsh (assicurazioni), mentre il 16 luglio 2025 è stato firmato un Accordo di Programma tra il MIT, il MEF, le Regioni Sicilia e Calabria, RFI, Anas e la società concessionaria, definendo gli obblighi tecnici e finanziari per le opere correlate (come svincoli, gallerie, raccordi). Il tutto in un’ottica di ottimizzare dei tempi e per coordinamento delle risorse operative, per assicurare la piena funzionalità del collegamento stradale e ferroviario nel minor tempo possibile.
Nonostante l’entusiasmo politico della maggioranza, le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente, Lipu, WWF) hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione Europea (4 agosto 2025), sostenendo in quest’ultimo, che il parere VIA‑VAS (che esprime la valutazione dello Stato sull’impatto ambientale di un’opera e sulla sostenibilità complessiva della sua pianificazione) non è compatibile con la normativa comunitaria e che nessuno dei criteri obbligatori previsti dalla procedura comunitaria sia stato correttamente rispettato.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia


