(ASI) "A 45 anni dalla strage del 2 agosto 1980, denunciamo con forza l'ambiguità delle dichiarazioni rese anche oggi dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Parlare genericamente di terrorismo feroce senza nominare la matrice neofascista dell'attentato significa svuotare il ricordo di significato e oscurare le responsabilità storiche accertate.
Le sentenze definitive della magistratura hanno riconosciuto il coinvolgimento di esponenti dell'estrema destra e ricostruito legami con apparati deviati dello Stato, la loggia massonica P2 e contesti internazionali connessi alla cosiddetta strategia della tensione.
Si è trattato di una stagione oscura della nostra Repubblica, in cui le stragi furono strumenti di destabilizzazione per frenare le spinte democratiche, reprimere le lotte sociali e impedire un cambiamento politico in senso progressista. Omettere questi elementi, come continua a fare la Presidente del Consiglio, significa alimentare un revisionismo insidioso che non serve la verità, ma la sua rimozione".
Lo dichiara in una nota Giovanni Barbera, membro della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
"La verità – prosegue Barbera – è che Giorgia Meloni, leader di un partito che affonda le proprie radici nella tradizione del Movimento Sociale Italiano, non ha mai compiuto una vera rottura politica e culturale con quella storia. Le sue parole, come già accaduto in altre ricorrenze, confermano una scelta di campo: quella di non nominare mai il fascismo, nemmeno quando la verità giudiziaria e storica lo richiederebbe con chiarezza.
Il rispetto verso le vittime e i loro familiari non si misura con dichiarazioni di rito, ma con il coraggio di riconoscere i fatti. Non bastano formule generiche: serve una memoria antifascista, lucida, pubblica e responsabile. La storia non si riscrive, e la verità non si cancella".


