ReArm Europe, l’Italia chiede accesso allo strumento finanziario Safe

(ASI) Lo scorso 30 luglio, l’Italia ha ufficialmente richiesto alla Commissione Europea l’accesso allo strumento finanziario denominato “Safe”, previsto dal piano ReArm Europe, al fine di contrarre dei prestiti a lungo termine, destinati alla difesa.

La decisione è stata confermata da fonti del Governo, a seguito di un vertice a Palazzo Chigi a cui hanno partecipato la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Il Safe, acronimo di Support to Accelerate Funding for European Defence, era stato approvato lo scorso maggio dal Consiglio Europeo, con l’intento di rafforzare le capacità industriali militari dei Paesi membri dell’Unione Europea. Il programma prevede la possibilità di contrarre prestiti molto agevolati fino a 45 anni, con tassi calmierati e periodi di preammortamento fino a un massimo 15 anni: condizioni davvero interessanti per gli Stati membri che saranno così in grado di sostenere delle spese straordinarie in armamenti, ricerca tecnologica militare, cybersecurity e rinnovate capacità operative, il tutto senza andare ad intaccare e ad appesantire le stabilità i bilanci pubblici. Lo scopo conclamato è quello di potenziare la filiera industriale militare, per accelerare i programmi di rafforzamento delle forze armate nei principali settori. 

Il piano ReArm Europe (Reinforcing the European Armament and Readiness Mechanism) è una strategia dell’Unione Europea lanciata nel 2025 con l’obiettivo di rafforzare la capacità industriale della difesa europea, rispondendo in modo coordinato e strutturato anche alla luce del recente conflitto in Ucraina e del deterioramente del quadro geopolitico globale, e alla necessità di una maggiore autonomia strategica dell’UE, sia sotto il punto di vista della sicurezza che dal punto di visto dell’industria militare. Aderire al piano, comporta tuttavia implicazioni politiche: mentre da un lato estero si rafforza la posizione del Governo Meloni, tra Bruxelles e Washington, sul piano interno apre il fianco a polemiche dell’opposizione riguardanti le priorità di bilancio, e che in particolare chiede chiarimenti sugli eventuali criteri di spesa  (Movimento 5 Stelle), sulla trasparenza e sul reale impatto benefico per i cittadini (Partito Democratico). Bruxelles dal canto suo fa sapere di aver accolto favorevolmente la richiesta italiana, e che nelle prossime settimane la domanda sarà valutata, mentre in caso di accoglimento i fondi potrebbero essere già erogati nel primo trimestre del 2026.

Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia 

Fonte foto AI Sora su input Carlo Armanni 

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