(ASI) - Il Consiglio dei Ministri, su impulso del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Antonio Tajani, ha approvato il regolamento per l’istituzione e la definizione delle Zone Economiche Esclusive italiane nel Mar Mediterraneo.
Le ZEE sono aree marittime dove lo Stato può esercitare diritti sovrani su risorse naturali, pesca, energia e ricerca, in base alla Convenzione ONU sul Diritto del Mare. L’Italia è stato l’ultimo dei grandi Paesi rivieraschi del Mediterraneo a proclamare la propria Zona Economica Esclusiva, precisa il ministro Tajani, sottolineando che il Governo italiano intenderà procedere in modo concordato e non unilaterale, nel pieno rispetto dei Paesi vicini, affinché il Mediterraneo sia sempre più un mare di pace, cooperazione e commercio. Le ZEE individuate interesseranno principalmente le regioni Marche, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio e Campania, ritenute aree chiave per i traffici marittimi, la biodiversità ambientale e potenziali giacimenti di gas offshore. Le ZEE sono state indicate in base alla valutazione tecnica effettuata dal Comitato interministeriale per le politiche del mare, con riferimento al Mare Adriatico, al Mar Ionio e al Mar Tirreno. Il regolamento emanato di fatto mira a rafforzare la sovranità economica dell’Italia sui propri “spazi blu” con particolare rilievo per il Mar Mediterraneo che è il nostro mare più esposto a interessi geopolitici internazionali.
Per decenni l’Italia non ha mai proceduto all’istituzione delle ZEE, limitandosi a proclamare soltanto delle zone cosiddette di contiguità, ma con l’avanzare dell’attivismo marittimo di paesi come Turchia, Egitto e Francia, ha spinto la Farnesina a rivedere le proprie priorità proattive sullo spazio blu del Mediterraneo. Le dispute sui corridoi energetici e la spietata concorrenza sulla pesca, hanno indotto il Governo a prendere di petto la situazione, tutelando gli interessi strategici nazionali. Grazie alle ZEE, l’Italia potrà esercitare diritti esclusivi su pesca, su estrazione mineraria e risorse energetiche; vigilare sulle attività illecite, che siano relative al traffico, all’inquinamento o attività di pesca abusiva. Grazie alle ZEE sarà anche più semplice attirare investimenti nella blue economy, orientati alla realizzazione di impianti per lo sfruttamento di energie rinnovabili marine.
La ZEE tuttavia impone anche l’articolazione di negoziati bilaterali piuttosto complessi, con i Paesi “confinanti”, che sono chiamati a rivedere le proprie posizioni sullo spazio marittimo condiviso, evitando sovrapposizioni. La sfida principale sarà proprio questa: riuscire a trasformare i diritti acquisiti con la carta in infrastrutture, accordi, controlli e opportunità concrete di crescita e sviluppo sostenibile.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia


