(ASI) Roma - "La chiusura dei siti di cracking di Brindisi e Priolo rende l’Italia il primo Paese europeo a non produrre più etilene. E non possiamo far finta che sia una scelta puramente industriale: parliamo di Eni, un’azienda partecipata pubblicamente, e questo significa che la responsabilità politica è piena. E particolarmente grave dato che ci porterà a perdere autonomia in una fase di conflitti e tensioni internazionali.
La verità è che Eni non crede più nella chimica di base, ma rinunciare a un intero settore strategico e alle sue professionalità e filiere per ragioni di presunta convenienza a breve termine è un errore colossale. In questo scenario, le rassicurazioni sui lavoratori sono tutt'altro che sufficienti. Le esperienze di Porto Torres, Gela e Porto Marghera parlano chiaro: Eni si era impegnata a fare investimenti e aumentare l'occupazione ma è accaduto esattamente il contrario, con centinaia di posti di lavoro sacrificati. Chiediamo che vengano valutate tutte le opzioni: dal rilancio industriale al coinvolgimento di nuovi soggetti. La dismissione non può essere l’unica strada. Serve una visione industriale e politica che metta al centro la sovranità produttiva del nostro Paese." Ha dichiarato in una nota la Vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino intervenendo in Commissione Attività Produttive.


