Aree interne, Acli Toscana: "Servono investimenti e progetti per sostenere le persone più vulnerabili"

La presidente Pampana all'incontro di Marradi sul futuro delle comunità dell'Appennino: "35 enti del Terzo Settore ogni 10.000 abitanti, più che nelle città. Ora è fondamentale costruire relazioni fare rete"

(ASI) Firenze - "La capacità del Terzo Settore di aggregare e attivare reti sociali è più elevata nelle aree interne che in città. Le associazioni operano dove lo Stato fatica ad arrivare: costruiscono relazioni, danno voce a chi rischia di essere dimenticato, valorizzano le risorse locali e contrastano lo spopolamento".

A dirlo è Elena Pampana, presidente di Acli Toscana, all'incontro organizzato da Confcooperative Toscana ed Emilia-Romagna sul futuro delle comunità dell'Appennino e delle aree interne tra Emilia-Romagna e Toscana, che si è tenuto oggi a Marradi alla presenza dei presidenti regionali Eugenio Giani e Michele De Pascale.

"Il quinto rapporto sul Terzo Settore realizzato da Regione Toscana rileva che nei comuni periferici e ultraperiferici della Toscana operano rispettivamente 34 e 35 enti del Terzo Settore ogni 10.000 abitanti, a fronte di una media regionale di 29,6 in totale. Inoltre, più dell'8% degli enti del terzo settore a livello nazionale ha sede in Toscana – dice Pampana –. Sono dati che raccontano una presenza forte, diffusa e spesso determinante, specie dove le difficoltà logistiche e la mancanza di servizi sono maggiori. Un presidio vitale per il tessuto sociale delle aree interne. Serve però una strategia chiara, costruita insieme alle istituzioni. È fondamentale investire sulla formazione, sull'accompagnamento e sulla sostenibilità delle attività".

"Dobbiamo invertire la narrazione che descrive le aree interne come territori marginali – conclude Pampana –. Sono invece luoghi strategici per costruire uno sviluppo più equilibrato, sostenibile e inclusivo. E il Terzo Settore è spesso il primo e più stabile punto di riferimento in questi contesti. Il nostro compito è costruire ponti tra comunità e istituzioni, restando però autonomi. L'associazionismo ha il dovere di mantenere uno sguardo critico e propositivo, capace di leggere i bisogni reali e contribuire, con responsabilità, al futuro di questi territori".

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