La riforma rischia paradossalmente di rafforzare il protagonismo delle Procure
(ASI) Roma – “La mia opinione è che il testo di riforma costituzionale oggi all’esame del Senato non possa essere ritenuto in palese contrasto con la Costituzione. L’introduzione della separazione delle carriere non comporta, infatti, un vulnus all’architettura costituzionale.
La riforma si colloca nel solco del c.d. “giusto processo”, introdotto con la nuova formulazione dell’art. 111 della Costituzione che, com'è noto, enuncia i principi di terzietà del giudice, della effettività della tutela del diritto di difesa, della parità di diritti e di doveri delle parti processuali, del contraddittorio tra le stesse.
In questo contesto, la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti non può minare l’unità e l’indipendenza della magistratura, ma rappresenta una soluzione (discutibile, non la migliore) per eliminare le distorsioni che storicamente hanno riguardato l’amministrazione della giustizia nel nostro Paese.
D’altro canto, la separazione delle carriere esiste già di fatto, in ragione delle riforme introdotte nella precedente legislatura, in forza delle quali è possibile un solo passaggio in tutta la carriera del magistrato da una funzione all’altra, e solo nei primi 9 anni della carriera stessa.
Non è dato dunque di comprendere la ragione per cui esisterebbe una violazione della norma costituzionale con questo provvedimento.
Da qui il mio voto di astensione sulla pregiudiziale di costituzionalità.
Altra cosa è il merito della riforma: ai colleghi della maggioranza che parlano di un evento “epocale” raccomando prudenza e un supplemento di riflessione.
La riforma che vi accingete ad approvare più che eliminare il protagonismo delle Procure, rischia paradossalmente di rafforzarlo al punto da dargli un irreversibile sigillo costituzionale.
La prospettiva è un più accentuato protagonismo delle Procure le quali, in nome di una asserita autonomia e indipendenza della propria funzione inquirente, è plausibile che si sentano investite, per l’ennesima volta nella storia di questo Paese, di una funzione salvifica e, quindi, anche “politica".
È un' esperienza che abbiamo già fatto e che sconsiglio per il futuro”.
Lo ha detto Pier Ferdinando Casini nell’Aula del Senato in merito alle questioni pregiudiziali di costituzionalità sulla riforma sulla separazione delle carriere.


