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(ASI) "L’uscita del nostro Paese dal programma dei cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35 non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione.

Il Governo riveda dunque la decisione di acquistarne decine, decisione inaccettabile vista l'urgenza di ridurre la spesa pubblica e l'evidente inutilità di questo immenso stanziamento". Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che sulla questione presenteranno un'interrogazione parlamentare. "Il testo dell'accordo - spiegano i due senatori del Pd - consultabile sul sito di Altreconomia, è chiaro: in caso di ritiro precedente alla sottoscrizione di qualsiasi contratto di acquisto finale degli aerei, nemmeno i costi di chiusura della linea produttiva, altrimenti condivisi, potrebbero essere imputati e in nessun caso il contributo finanziario totale di un Paese che si ritira, compresi eventuali costi imprevisti dovuti alla terminazione dei contratti, potrà superare il tetto massimo previsto nella sezione V del Memorandum of Understanding. Proprio sulla base di queste parti dell’accordo Norvegia, Canada, Australia e Turchia hanno di recente messo in discussione la loro partecipazione al programma." "Dall'inizio della legislatura - ricordano i due parlamentari - insieme a pochi altri colleghi abbiamo chiesto più volte inutilmente di rimettere in discussione una scelta che non risponde ad alcun intereesse generale dell'Italia. Oggi finalmente questa stessa richiesta è fatta propria da un arco di forze vasto e significativo. Se c'è un settore dove una rigorosa 'spending review' può dare risultati preziosi questo è il capitolo delle spese militari e in particolare delle somme messe in bilancio per nuovi sistemi d'arma: l'Italia non ha i soldi per fronteggiare emergenze e necessità molto più concrete, dal dissesto idrogeologico all'aumento della povertà, sarebbe folle sperperare somme così ingenti per accontentare gli interessi di una ristretta lobby".

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