La disperazione dei liberi professionisti in tempi di virus, meno male che c’è il bancomat di Stato

bancomat(ASI) In questi giorni abbiamo fatto - immagino un po’ tutti -  una scoperta straordinaria. E senza nemmeno il bisogno dei tamponi. Abbiamo scoperto molti poveri, centinaia di migliaia che, finora, con dignitoso pudore, si erano mimetizzati nei tanto lussuosi studi professionali. Una sorpresa del tutto inaspettata soprattutto per i pensionati.

Che non pensavano ci potessero essere così tante persone che stanno peggio di loro. E invece è proprio così. C’è voluta la pandemia per il covid-19 a fare emergere tutte queste gravi situazioni da vero allarme sociale. Oddio, che i liberi professionisti non fossero in splendide condizioni economiche qualcosa era già filtrato negli anni scorsi, da quelle pur minime informazioni che si avevano sui loro striminziti, modesti, sorprendenti redditi di cui avevano dato conto, con estrema parsimonia, all’Agenzia delle Entrate. Ma ora, in questi due mesi di chiusura degli studi e delle attività, la situazione deve essere ancora di più precipitata se ben 445.000 professionisti hanno chiesto di avere il bonus di 600 euro (nei prossimi mesi, di maggio e giugno, potrebbe diventare  addirittura 800) previsto dal decreto “Cura Italia”. Per ottenere questo sussidio, però, le motivazioni, ammesso che qualcuno le abbia mai dovuto dare, s’incagliano in un ragionamento contorto, irto di ostacoli, assai poco convincente. Sussidio per i danni, dunque, e allora appare quantomeno strana la richiesta fatta da 1.822 farmacisti. Se si tratta di giovani appena laureati, essi non hanno subito alcun danno perché il lavoro non ce l’aveva nemmeno prima; semmai l’emergenza, con l’aumento del giro di affari delle farmacie, avrebbe potuto offrire loro qualche opportunità in più, considerando che erano in cerca di lavoro. Dunque, niente danni. Se lavoravano in una farmacia avranno continuato a lavorare, anzi avranno pure fatto qualche ora di straordinario. Sarebbe, poi, addirittura una truffa se i richiedenti del bonus fossero proprietari di farmacia. Non meno ostacoli incontra il ragionamento da fare per i 397 notai. Sono stati stipulati meno atti? Se ne faranno di più nei prossimi mesi. La crisi delle compravendite di immobili, peraltro, c’era già prima, il virus ha inciso poco. Più o meno le stesse le difficoltà per capire e giustificare i 90.344 tra Ingegneri e Architetti. Non meno sorprendente, soprattutto per chi ha avuto la sfortuna di frequentare, sia pure occasionalmente, qualche studio legale, è il numero, elevatissimo, degli avvocati: 136.424 su un totale di 244.900, significa che il 55,7 % degli iscritti all’Albo ha bisogno del bonus. Vuol dire che sono tanti, troppi, lo dicono dagli Ordini, e molti non fanno niente e quindi non hanno nemmeno potuto subire alcun danno. Appaiono immotivati anche gli affollamenti, per ricevere il sostegno governativo, delle altre professioni: 27.026 i commercialisti. Quelli che avevano il lavoro potevano farlo anche da casa, come ho saputo hanno fatto alcuni amici, gli altri, che il lavoro non ce l’avevano, non potevano essere penalizzati. E quali sono stati i danni da risarcire ai 30.797 medici liberi professionisti? Questi, probabilmente, qualche calo di visite lo avranno anche avuto, ma ogni loro paziente (in senso più lato possibile), ogni volta che va nello studio non se la cava con meno di 200 euro. Tutti costoro non avevano due o tremila euro di risparmi sul conto corrente per sbarcare il lunario in questi tre mesi? E se non ce l’avevano come fanno a sfrecciare con il Suv e a mandare la moglie dal parrucchiere?  Avevano proprio bisogno dell’obolo di uno Stato che è in ginocchio e sull’orlo della bancarotta? 

Spero che il contenuto di questo articolo non venga a conoscenza dei nostri partner europei, altrimenti, vedendo la facilità e la superficialità con cui dilapidiamo il denaro pubblico, non ci daranno (presteranno) nemmeno un euro, con o senza condizioni.  

Fortunato VinciAgenzia Stampa Italia

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