(ASI)  La Corte Costituzionale apre le porte del suo palazzo per uscire e varcare le soglie di sei istituti penitenziari di Italia. Il Viaggio, iniziato il 4 Ottobre dal carcere di Rebibbia, nasce con l’intento costruttivo di innescare un dialogo tra i quattordici giudici della Corte e i detenuti delle diverse case circondariali coinvolte nel progetto.

 

Come ha ben chiarito il presidente della Corte Giorgio Lattanzi, in un’intervista rilasciata a Repubblica: «Il messaggio è: la Costituzione e la Corte ci sono per tutti, anche per voi».

Anche il carcere di Terni è una delle sei tappe programmate del tour itinerante e l’incontro alla Casa circondariale Sabbione è previsto per il 29 Ottobre.

In un suo discorso, il sottosegretario Morrone ha detto che «Il carcere, in ogni caso, non deve essere il luogo in cui viene negata la speranza o la possibilità di riabilitarsi e redimersi dagli errori commessi ed il processo rieducativo, che la Carta costituzionale stabilisce all’articolo 27, non è un percorso facile».

Il senso del discorso è senza dubbio condivisibile, ma non va però molto oltre quel punto fermo della certezza della pena, della prontezza della sanzione e del recupero sociale dei detenuti.

Anche per il Popolo della Famiglia, la giustizia deve obbligatoriamente e inderogabilmente percorrere la strada della tutela della legalità, con la punizione per chi viola la legge e senza un fine solo sanzionatorio e di annientamento della persona; deve esserci sempre e permanere l’obiettivo primario della difesa della persona, pur colpevole, nel suo diritto a redimersi e ad intraprendere un percorso di risocializzazione. Anche l’art. 13 dell’ordinamento penitenziario italiano rimarca la centralità della persona, considerata nei suoi bisogni individuali: “Il trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto (…) Per ciascun condannato e internato, in base ai risultati dell'osservazione, sono formulate indicazioni in merito al trattamento rieducativo da effettuare ed è compilato il relativo programma”. La soluzione principale da mettere in campo per garantire i diritti della Costituzione anche ai detenuti è il recupero della loro dignità. E la dignità passa attraverso l’occupazione, il lavoro.

Come Popolo della Famiglia, data l’eccezionalità dell’evento calendarizzato per il 29 ottobre, chiediamo che Regione, Provincia e Comuni (al Comune di Terni in particolare come referente territoriale diretto), di prendere parte al progetto e di farsi garante della massima diffusione e divulgazione dell’evento, soprattutto nelle scuole, luogo per eccellenza della formazione e dell’educazione civica, intesa come rispetto dei diritti e doveri di tutti i cittadini.

Chiediamo, inoltre, che i Comuni siano informati delle modalità che gli istituti penitenziari vorranno mettere in atto per i programmi di reinserimento e che le soluzioni ipotizzate non destabilizzino un mercato del lavoro già reso precario da una domanda interna ridotta, oltre che affaticato da una offerta di manodopera a basso costo che un’immigrazione fuori controllo ha generato.

E' quanto dichiara in una nota li Popolo della Famiglia – Umbria

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