(ASI) Risultato elettorale. Crollo a catena delle roccaforti rosse (umbro-toscane) ed ulteriore crollo del consenso popolare per scelte progressiste-liberiste  consumate sulla pelle degli italiani. Un distacco dal Paese reale, che sembra non avere mai fine.

La Sinistra (già marxista) e compagni di viaggio (e di merende?) nel panico: delle tradizionali parole d'ordine accusatorie - come populismo, fascismo, democrazia illiberale, razzismo, xenofobia etc. -  di cui è stato fatto uso ed abuso in campagna elettorale, la gente comune ha dimostrato di strafregarsene. I veri problemi dell'italiano (quello, beninteso, che non risiede nei 'quartieri-bene' delle città ) sono altri, in primo luogo la sopravvivenza e la dignità che una recidiva Sinistra si ostina a non riconoscere come priorità.

Mentre i 'populisti' Salvini e Di Maio si facevano interpreti della disperazione degli Italiani, la 'Sinistra radical-chic' dialogava d'amore con le banche, disquisiva di spread, parlava di austerità merkeliana, di più Europa finanziaria, sulle note di 'Accogliamoli tutti'. Di ogni cosa essa si preoccupava, meno che del distrutto Stato Sociale, del pericoloso calo demografico, della persistente crisi economica delle famiglie italiane, che ha portato ad intollerabili sacrifici, disoccupazione generalizzata ed emigrazione di massa. Senza contare la percezione collettiva della insicurezza nelle città, che solo politici incapaci (o altro) negano essere un'improcastinabile emergenza. In conclusione, il bilancio di questa tornata elettorale è anche lo specchio di una trasformazione genetica ed epocale della Sinistra. Il suo tormentato tragitto può essere così  comicamente (si fa per dire) riassunto: da Carlo Marx a Carlo De Benedetti, da Leone Trotsky a Maria Elena Boschi, dalla Camera del Lavoro al lavoro... in camera.

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