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(ASI) Con poco più di 34mila domande pervenute all’Inps, oltre 24 mila respinte e 9.200 quelle accolte, “si certifica il fallimento dell’indennità ‘una tantum’ per i collaboratori”.

E’ quanto denunciano il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, e il segretario generale del Nidil, Filomena Trizio, riprendendo i numeri forniti ieri dal sottosegretario al Lavoro, Luca Bellotti, nel rispondere ad una interpellanza urgente di Maria Anna Madia del Pd per conoscere l’andamento ed il grado di copertura del provvedimento.

Secondo i due dirigenti sindacali “i numeri finalmente forniti dal governo confermano quanto abbiamo più volte denunciato circa l’indennità dei collaboratori: una misura che già più di un anno fa avevamo accusato essere del tutto insufficiente a garantire un sostegno al reddito per tutti quei collaboratori che negli ultimi tre anni, a causa della crisi economica, hanno perso il posto di lavoro”. Il fallimento delle misure adottate, spiegano Fammoni e Trizio, “è sotto gli occhi di tutti e certificate dallo stesso Governo: 34.185 le domande pervenute all’Inps, nel triennio che va dal 2009 fino al 23 maggio di quest’anno, di cui 24.372 respinte e 9.245 quelle accolte”.

Per i due dirigenti sindacali della Cgil “non poteva che essere così, come abbiamo più volte denunciato, a causa di requisiti di accesso assolutamente escludenti: un reddito nell'anno precedente superiore a 5mila euro, che esclude la maggioranza dei contratti; tre mensilità accreditate nell'anno precedente, che lasciano fuori tutti i nuovi assunti; l'estromissione a prescindere dei collaboratori della Pubblica Amministrazioni”. Inoltre, per chi ha potuto godere della misura, “gli importi riconosciuti sono molto bassi: se pensiamo infatti che soltanto tra il 2008 ed il 2009 hanno perso il lavoro oltre 100.000 collaboratori a progetto è evidente come dell’indennità abbiano beneficiato soltanto ‘pochi fortunati’ che in media avranno ricevuto dai 2.500 ai 3.000 euro all’anno. Infine, l'informazione sulla misura è stata davvero scarsa."

“Questa compassionevole sperimentazione, fatta sulla pelle dei più deboli, è definitivamente fallita e va affrontata al più presto il tema della riforma degli ammortizzatori sociali”, sostengono Fammoni e Trizio ricordando che su questo tema la Cgil già da tempo ha messo in campo una sua proposta di riforma “all’insegna dell’inclusività, dell’equità nella contribuzione e della sostenibilità economica”. Infine i due sindacalisti ricordando che dei 200 milioni stanziati tre anni fa ne restano ancora 176 disponibili, citando cifre fornite sempre dal governo. “Si può quindi dare risposta a tutte le domande finora ricevute e respinte per quei collaboratori - rivendicano Fammoni e Trizio - che risultino ancora privi di lavoro. Modificando i criteri per il 2011 a partire dalla urgente necessità di garantire l'accesso ai lavoratori pubblici, atto di giustizia a cui il governo dovrebbe sentirsi obbligato visto che saranno lasciati a casa a seguito dei tagli che ha approvato. Tutto questo, con risorse già stanziate e senza nessun onere aggiuntivo. Dopo che il governo ha certificato questo stato di cose - concludono - sarebbe colpevole se si esimesse dal dare risposte concrete”.

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