(ASI) “Nessun partito e nessun schieramento dispone, da solo, dei voti per formare un governo e sostenerlo.

E’ indispensabile che vi siano intese tra più partiti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento. Nelle consultazioni, in questi due giorni, tale condizione non è ancora emersa”. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, al termine degli incontri tra tutti i partiti, al Quirinale. “Farò trascorrere qualche giorno – ha aggiunto - per riflettere” e per permettere loro “di trovare convergenze programmatiche e soluzioni possibili”, specificando che avvierà un secondo giro di consultazioni, la prossima settimana, tra le forze politiche. L’ultima tra queste, a salire al Colle, è stata oggi il Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio ha proposto alla Lega e al Pd, al termine del faccia a faccia con Sergio Mattarella, un contratto di governo “sul modello tedesco”. Ha sottolineato di non volere dividere la realtà guidata da Maurizio Martina e di non riconoscere il centrodestra come coalizione, in quanto i suoi leader si sono presentati separatamente dal Capo dello Stato. Matteo Salvini ha comunicato di volere istituire un esecutivo, “partendo dal centrodestra” e coinvolgendo i pentastellati, che duri almeno 5 anni. “Abbiamo ricordato – ha scandito il segretario del Carroccio – che più che posti e ruoli, ci interessano i programmi su temi come la riforma delle pensioni, lavoro e riforma fiscale”. Ha rassicurato poi i suoi alleati: “Continuerò a incontrare tutti a partire dal centrodestra, forza unitaria e prima in parlamento”, chiarendo di non temere di tornare al voto in caso di mancata intesa. Affermazioni convergenti con quelle, rilasciate alla stampa dopo il vertice con l’inquilino del Quirinale, da Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha rimarcato la vittoria, alle urne, del centrodestra non nascondendo che spetta al leader leghista il compito di formare un governo che affronti le emergenze del paese. L’esecutivo non dovrà essere composto, però, da forze giustizialiste e pauperiste che alimentino l’odio sociale e l’invidia. Il Cavaliere ha constatato, uscendo dallo Studio della Vetrata, lo scenario inedito emerso lo scorso 4 marzo, perché “ha prevalso il voto di protesta, del dispetto, del malcontento e della delusione”. Il segretario reggente de Partito Democratico ha ribadito che la sua area rimarrà all’opposizione, impegnandosi su alcune tematiche cioè sul reddito di inclusione, sulla diminuzione del costo del lavoro, sul controllo della finanza pubblica, sulla gestione del fenomeno migratorio e sul rafforzamento del nostro paese in ambito internazionale.

 

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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