(ASI) Roma - "Sedici anni di condanna per dodici capi di imputazione, tra cui uno stupro, lesioni gravi, e una rapina aggravata, possono sembrare tanti. E invece no, non lo sono. Perché in Italia un anno di carcere dura nove mesi, e quindi al momento stesso della lettura della sentenza Butungu già sapeva che quei sedici anni saranno ridotti di un terzo. Sedici anni ottenuti grazie al rito abbreviato, un rito alternativo che se richiesto deve essere concesso, e che comporta lo sconto automatico di un terzo della pena. E se Butungu si comporterà bene, tra nove o dieci anni sarà fuori dal carcere, e la sua vita riprenderà come se mai nulla fosse successo. Mentre le Vittime, distrutte nel corpo e nell’anima dalla violenze subite, difficilmente potranno mai riprendersi dal dolore dello stupro e delle aggressioni, e dalla ferita di una Giustizia insufficiente, inadeguata, incapace di tutelare chi è condannato all'ergastolo della sofferenza. Il rito abbreviato deve essere modificato, non si può permettere che chi commette delitti così gravi contro la persona possa accedervi senza che il Pubblico Ministero possa in alcun modo opporvisi. Serve una riforma di questa legge, auspichiamo che la proposta modificativa a firma dell’Onorevole Molteni e in votazione il 28 e 29 novembre alla Camera possa finalmente applicare dei correttivi stringenti all'accesso a questo rito, anzitutto per chi si macchia di reati punibili con l’ergastolo". Lo dichiarano in una nota congiunta Elisabetta ALDROVANDI, Presidente Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime ed Angelo BERTOGLIO, Coordinatore Nazionale Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime.

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