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(ASI) È in corso un ampio dibattito attorno a chi affidare il Ministero dell'Economia, se a un tecnico o a un politico.

"Proprio per l'importanza e l'estrema delicatezza delle decisioni che competono a tale dicastero, siamo decisamente convinti che tale scelta debba ricadere su una figura politica." - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.

No, nella maniera più assoluta a ragionieri e contabili. Il nostro Paese, che annoveriamo tra le maggiori potenze economiche, necessita di scelte e di strategie politiche in ambito economico e non di semplici meccanismi contabili per far quadrare di bilancio.

Quest'ultima impostazione, come dimostrano le scelte fatte negli ultimi anni, ha comportato recessione, impoverimento delle famiglie e ricadute estremamente negative sia sul benessere delle famiglie che sull'intera economia.

Non dimentichiamo che tali scelte hanno portato la disoccupazione al 12,7% (quella giovanile a oltre il 42%), la caduta del potere di acquisto del 13,4% dal 2008, la contrazione  dei consumi del -9,2% nel triennio 2012-2013-2014, nonché ad un incremento improponibile della disuguaglianze nel Paese.

È inaccettabile che, mentre solo il 10 delle famiglie benestanti detiene il 50% della ricchezza, i cittadini in condizione di povertà in 5 anni siano più che raddoppiati.

Non dimentichiamo, inoltre, che sentiamo una forte esigenza politica di riconsiderazione del ruolo dell'Europa. Per il bene del Paese e per la sopravvivenza stessa dell'Unione è necessario trasformarla dall'Europa dei burocrati all'Europa dei cittadini.

Per questo è necessario che l'incarico sia affidato a un'abile ed autorevole figura politica.


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