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Porzus, Zeffiro Ciuffoletti (UniFI): "Dramma tra guerra civile e guerra etnica"

(ASI) di Marco Petrelli - Docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Firenze, il professor  Zeffiro Ciuffoletti ha partecipato alla presentazione fiorentina del film di Renzo Martinelli "Porzus". Nulla di strano, potrebbe obiettare qualcuno: la pellicola risale al 1997; eppure qualcosa di innovativo nell'incontro c'è stato, il fatto cioé che si parlasse di una pagina tra le più oscure e drammatiche della Resistenza, tutt'ora al centro di polemiche aspre anche per il contesto nel quale si consumò.

La vicenda Il 7 Febbraio 1945 un commando di un centinaio di partigiani comunisti della "Natisone" sale alla malga di Porzus, pochi chilometri a nord di Udine, per occupare e arrestare una ventina di uomini delle Osoppo, brigate cattoliche e liberali, uniche unità non comuniste sul confine orientale italiano.

L'accusa del comandante "Giacca" (Mario Toffanin) è pesante: collaborazione con la Decima Mas e con i tedeschi; pena la morte. In undici giorni la brigata è falcidiata. Tre i superstiti. Poi, l'oblio, fino alla metà dei Novanta quando Martinelli immortala su celluloide questa terribile vicenda.

Il parere dello storico L' argomento è spinoso e delicato da trattare. Ci siamo rivolti, allora, al professor Ciuffoletti al fine di ottenere una descrizione dell'episodio scevra dalle polemiche che hanno invece tormentato per anni l'opera di Marinelli.

Professore cosa è stato Porzus?

L'incrocio di più fenomeni in seno ad una guerra civile. Sì, guerra civile come la chiamò lo storico Claudio Pavone che di fatto sdoganò un termine per lungo tempo appartenuto alla destra. Pavone indicava in quel conflitto tre attori: eserciti nemici, guerra civile e guerra etnica. Non dimentichiamo il contesto in cui avvenne la strage di Porzus: a due passi dal confine con la Slovenia dove le persecuzioni ai danni di italiani da parte dei militi di Tito furono numerose e drammatiche.

Porzus, le foibe e l'esodo sono dunque collegati?

Vorrei richiamare l'attenzione sul contesto dell'Italia nord orientale nel 1945. In Friuli erano presenti forze titine che godevano peraltro dell'appoggio di alcune realtà locali e dei "garibaldini" friulani; il PCI era a conoscenza della penetrazione di slavi in Friuli e di fatto aveva "accettato" di perdere la regione al termine della guerra. Le Osoppo, dal canto loro, si trovarono tra due fuochi, in una zona nella quale durante la Grande Guerra si erano combattute aspre battaglie e quindi dalla forte connotazione identitaria italiana.  Il non essersi adeguati ai piani di annessione di Tito, il non aver accettato che terre italiane passassero agli sloveni ha costato loro la vita.

Si diceva ospitassero una spia...

Sì, denunciata da Radio Londra. Ma lei capisce come in quei tempi di guerra e di paura fosse piuttoosto   facile essere additati a spie: l'accusa di spionaggio poteva caderti addosso se avevi tentato di salvare la pelle o magari per errore.

In occasione dell'uscita del film nelle sale, uno dei sopravvissuti, il comandante "Centina", dichiarò che su quella storia si sarebbe dovuta mettere una pietra sopra. Perché per decenni gli ex partigiani hanno dimenticato?

Nel corso del secondo dopoguerra la Resistenza è stata sovente mitizzata, retoricizzata. In questo processo celebrativo alcune pagine "nere" come Porzus sono state rimosse o dimenticate. Solo un esempio: il Dizionario della Resistenza del 2001 non cita l'episodio.

Gli storici della Resistenza non avrebbero avuto tutto da guadagnare nel separeare le "mele marce" da chi si batté per valori di libertà?

Il problema sta nel mestiere di storico. Ci fosse stato un approccio più scientifico, più oggettivo nello studio degli eventi, se ci fosse stata una ricerca e un'analisi più approfondita delle fonti si sarebbe contribuito non solo a fare luce sul dramma di Porzus, ma a creare anche una memoria più condivisa.

Marca Petrelli - Agenzia Stampa Italia

 

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