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(ASI) “Ci vorrebbe Mussolini” , “ma sarebbe il caso di chiudere Predappio”. Il fascismo, settant'anni dopo, torna di scottante attualità. Anzi no, scusate, perché in oltre mezzo secolo l'ideologia in camicia nera non ha mai smesso di stuzzicare e infiammare la politica italiana.

Certo è che sentirsi dire “ci vorrebbe Mussolini” da un assessore PD è quanto mai inusuale. E' ciò che sarebbe uscito dalla bocca di Antonella Sglavo, esponente della giunta comunale di centro sinistra di Civitanova Marche (MC) che, stando alla stampa locale, ora si difenderebbe sostenendo che la battuta sarebbe stata proferita in una chiacchierata amichevole. Ma tant'è: apriti cielo e la eco antifascista si è subito fatta sentire abbattendosi anche sulla “ex compagna”.

Un auspicio quello della Sglavo o una battuta della serie “ha da venì Baffone?”

Tra il serio e il faceto il fantasma (politico) del Duce aleggia ancora nel 2013 in un'Italia in piena crisi economica, sociale e di identità. E non risparmia proprio nessuno, neanche Riccardo Pacifici (capo delle comunità ebraiche italiane) che al maestro romagnolo ha 'dedicato' un suo intervento pubblico non più tardi di due giorni fa:  “Luoghi di nostalgici in Italia ce ne è già uno, si trova a Predappio (dove è sepolto Mussolini , nda) e non dico 'ci basta e ci avanza', dico 'ci basta' e, se fosse possibile eliminiamo anche quello visto che e' diventato un luogo di ritrovo dei nostalgici”.

Che si fa? Si chiude sto dannato “santuario del fascio” o no? Anche qui la politica italiana si trova spaccata. Da anni luogo di pellegrinaggio storico ed ideologico, Predappio è per l'amministrazione locale Pd un vero bottino in termini di indotto: dal 28 Ottobre al 29 Luglio sono migliaia gli italiani che vi si recano, comprando gadget, consumando nei bar e nei ristoranti, dormendo negli hotel. E non solo soldi, anche cultura: il sindaco Giorgio Frassinetti ha lanciato, due settimane fa, la mostra "Il giovane Mussolini, 1883-1914. La Romagna, la formazione, l'ascesa politica".

Insomma Benito non passa di moda anzi, a sinistra è sempre più “popolare”: tra antifascismo militante, battute ed esposizioni il maestro romagnolo che girava scalzo per non consumare le suole delle scarpe si sta costruendo un piccolo spazio tra le foto di Gramsci e quella di Lenin.

Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia

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