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Roma. "Chico Forti free" è il grido di battaglia

 

(ASI) Coraggio e passione hanno caratterizzato l’evento svoltosi martedì mattina, presso la Casa delle Culture di Roma, in favore di Chico Forti, l’italiano condannato all’ergastolo nel 2000 a Miami dopo un processo che in molti non esitano a definire una farsa. Presenti, in qualità di relatori, l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, la criminologa Roberta Bruzzone, il giornalista Rai Vincenzo Mollica, Gianni, zio di Chico Forti, e l’amico Francesco Guidetti. Attive, come infaticabili organizzatrici della conferenza, le “Leonesse di Chico”, un gruppo di donne che usa la capacità aggregativa dei social network per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa vicenda giudiziaria.

 

«In anni di missioni all’estero - ha affermato Giulio Terzi nel suo intervento - ho avuto modo di constatare le sofferenze, le difficoltà, la disperazione e la speranza di migliaia di cittadini che si trovano nella stessa condizione di Chico». L’ex capo della Farnesina ha detto che la tutela degli italiani all’estero «deve essere la direttrice costante del sistema Italia all’estero». Nonostante sei richieste d’appello respinte dal Tribunale della Florida nell’arco di dodici anni, Terzi è apparso fiducioso circa una riapertura del processo, confidando in «una grande campagna di informazione» che riesca a «trascinare il mondo della politica in Italia e negli Stati Uniti». Il diplomatico ha citato, come riferimento di speranza, la vicenda di Rubin Carter, un ex pugile accusato ingiustamente nel 1966, da un tribunale del New Jersey, di triplice omicidio. Vent’anni dopo il suo arresto, Carter, a cui Bob Dylan ha dedicato la celebre canzone “Hurricane”, venne prosciolto.

Del proscioglimento di Chico Forti è sicura Roberta Bruzzone, la criminologa che da anni segue la vicenda del nostro connazionale detenuto a Miami. «Vi assicuro - ha scandito appassionatamente la Bruzzone - e non ho la minima esitazione a poterlo affermare, che se torniamo in aula giudiziaria, Chico Forti ce lo riportiamo a casa». La sua speranza è, a questo punto, che la politica italiana si attivi affinché la riapertura del caso non resti una chimera. È importante, ha dunque aggiunto l’amico Francesco Guidetti, che si agisca in fretta. Guidetti, che è stato due volte a trovare Chico Forti oltreoceano, ha portato testimonianza della «condizione drammatica» cui versano le carceri statunitensi e quanto sia difficile viverci a lungo.

Chico Forti, in quell’ambiente, ci è costretto a passare la sua vita da ormai tredici anni. In questo periodo di tempo ciò che non gli è mancato è il sostegno dello zio Gianni, il quale lo raggiunse a Miami già all’indomani del suo arresto. Oggi che un ampio circuito di solidarietà ha rotto il muro dell’indifferenza intorno alla vicenda, Gianni Forti ha affermato di «sentire sottopelle» la solidarietà e l’amicizia sorte intorno alla figura di Chico. La giustizia, del resto, come ha ricordato il giornalista Vincenzo Mollica, prima ancora che dai manuali di legge, nasce da un sentimento.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia


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